Uno spassoso Verdone scivola sul telefonino

di Carlo Verdone con Carlo Verdone, Ilenia Pastorelli, Lucrezia Lante della Rovere

Uno spassoso Verdone scivola sul telefonino

Ci si può scommettere. La scena del telefonino al ristorante, indubbiamente spassosissima, farà volare il nuovo film di Carlo Verdone, Benedetta follia, in cima agli incassi. Grazie soprattutto al passaparola. Con una doverosa precisazione. Se è facile raccontarla a voce a un amico, con eventuali ammiccamenti, diventa un po' più complicato spiegarla al lettore. Prendiamola da lontano. Nel '95 in uno dei tre episodi di Viaggi di nozze, il pedante professor Raniero Cotti Borroni (ovviamente Verdone stesso), arzillo vedovo, nonché illustre luminare della medicina, mentre porta all'altare la sposina Fosca (Veronica Pivetti), estrae dalla tasca il cellulare per rispondere senza esitazione a un paziente che gli chiede lumi su certi farmaci: «Non mi disturba affatto». E, continuando a camminare nella chiesa affollata, gli suggerisce le opportune modifiche alla posologia.

Ventidue anni dopo, Verdone, nei panni di Guglielmo Pantalei, pio proprietario di un avviato negozio di articoli sacri, proprio nel giorno del venticinquesimo anniversario di matrimonio viene piantato dalla moglie Lidia (Lucrezia Lante della Rovere). Per un'altra donna, guarda caso una commessa del negozio: dettaglio quasi irrilevante. Cercando una nuova lavorante, faticosamente trovata nella seducente coatta Luna (Ilenia Pastorelli), e un'anima gemella bis, s'imbatte, tra le tante racimolate con una app di appuntamenti al buio, nella focosa Adriana. Travolta da incontenibile passione, la signorina, al tavolo del ristorante, fa scendere il telefonino sotto la tovaglia e zac l'oggetto va a finire dove non dovrebbe. A quel punto arriva la chiamata in viva voce di un cardinale, ansioso di sapere se il suo abito da cerimonia è pronto.

E Guglielmo, la testa tra le gambe divaricate della ragazza, informa sua eminenza, con la riconosciuta professionalità, dello stato dei lavori in sartoria.

Il pubblico in sala, che prima aveva soltanto ridacchiato, finalmente si sbellica. Sarà vera gloria? Ai futuri spettatori la sentenza, che, tutto sommato, non è poi così ardua.

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