Sulle tracce di "Heidi" per scoprire la società di oggi

Sulle tracce di "Heidi" per scoprire la società di oggi

C'è la tesi e c'è l'antitesi. La tesi è una frase in esergo dell'ultimo romanzo di Francesco Muzzopappa (Heidi, Fazi editore). È presa dal repertorio di motti e aforismi di Groucho Marx. «Trovo la televisione davvero molto istruttiva. Ogni volta che qualcuno mette in funzione l'apparecchio, me ne vado nell'altra stanza a leggere un libro». Poi c'è l'antitesi che è il romanzo stesso: la tv non è istruttiva, dal momento che chi la guarda ha smesso da tempo di vedere nei protagonisti che si agitano sul piccolo schermo qualcuno da ammirare e da cui prendere spunto per emanciparsi. E la protagonista del romanzo è una che di televisione ci vive. Chiara è la direttrice casting di un'azienda, Videogramma, che si occupa proprio di contenuti televisivi da vendere ai network. Si occupa insomma di reclutare i protagonisti per i format più popolari. Quei programmi che ormai non traggono spunto dalla vita reale ma mettono la vita di tutti i giorni nelle sue manifestazioni più grottesche e spettacolari in vetrina. Chiara non solo deve livellare verso il basso la sua capacità creativa, ma fare i conti con la demenza senile di un padre rifiutato ormai dalle cliniche geriatriche. E non si tratta di un personaggio qualsiasi. Bensì di Massimo Lombroso, già celebre firma del Corriere della Sera, uno per cui il concetto di letteratura è «congelato in un'epoca in cui si moriva di colera». Saranno però proprio le sinapsi impazzite di un padre, che non ricorda il nome della figlia (scambiandola per Heidi) ma che sa ancora citare a memoria il Manifesto marinettiano del 1914, a far la parte del deus ex machina che toglie la protagonista dalle peste. Con l'aiuto di un badante giovane, bello, sensibile e appassionato del proprio lavoro, Chiara riuscirà a recuperare un rapporto con il padre e un equilibrio nella vita privata. Non prima, però, di aver imparato molto sulla natura umana, sui rapporti di forza e sull'industria culturale all'epoca di internet e della tv faidate.

Rispetto ai romanzi precedenti l'autore, pur accarezzando le nostre aspettative con la sua vena istrionica e umoristica, rifugge da una trama ricca di colpi di scena. Quello che forse è lo stesso autore ad avere l'ambizione di considerare il titolo della maturità, è il romanzo dove la protagonista usa la sua vita e le sue disavventure come specchio della società in cui viviamo. È per questo che Chiara è un personaggio complesso e simpatico. Una donna intelligente, fragile ma con uno spiccato senso dell'ironia, che ci chiede fin da subito massima complicità. E lo fa con il massimo del pragmatismo possibile. Come quando descrive il collega di lavoro che vorrebbe corteggiarla seguendo modalità tutt'altro che eleganti: «Dal punto di vista estetico non è esattamente una festa per gli occhi, ma nessuna descrizione renderebbe a fondo l'idea. Facciamo così: prendetevi un paio d'ore per pensare all'uomo più brutto in assoluto». Anche la satira del sottobosco televisivo non risulta essere la parte essenziale del romanzo. Semmai questo piccolo mondo popolato di personaggi grotteschi è l'ombra dalla quale si staglia la luce dell'umanità e dei sentimenti.

Anche il talento di Muzzopappa di sfruttare tutte le risorse della nostra lingua per sfornare motti e giochi di parole al limite dello slogan qui è più controllato. Tenuto quasi a freno, rispetto ai romanzi precedenti, per offrire una visione di più ampio respiro.

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