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Auguri a Bruce Springsteen: i 70 anni del Boss "born to run"

Soprannominato "the Boss", Bruce Springsteen è (stato) uno dei rocker più influenti della sua generazione. E non ha nessuna intenzione di fermarsi. Dopo l'ultimo album, sbarcherà al cinema con il primo film da regista

Auguri a Bruce Springsteen: i 70 anni del Boss "born to run"

Cantava di essere nato per correre. Ne ha fatti di chilometri Bruce Springsteen. Ma oggi che compie 70 anni, "the Boss" - come lo chiamano i suoi fans di ogni parte del mondo - non intende certo fermarsi qui. Al contrario, nel suo cervello c'è un continuo tramestio di idee. Non solo musicali. Chi lo segue si è già segnato sul calendario una data: 25 ottobre, giorno dell'uscita nei cinema Usa di "Western Stars", il debutto alla regia del rocker di Long Branch che arriva a pochi mesi dalla pubblicazione dell'ultimo, omonimo album, il 19esimo di una carriera iniziata nel lontano 1973. Allora Bruce aveva 24 anni. Ne aveva sei quando capì che la musica avrebbe suonato il suo destino. In tv c'era l'"Ed Sullivan Show", sul palco un certo Elvis Presley. Amore al primo ascolto. "Ci vuole orecchio", direbbe Jannacci, con cui Springsteen avrebbe presto condiviso l'impegno sociale a favore dei più deboli (anche senza fare il medico).

Bruce, nato il 23 settembre 1949 nel New Jersey, debole lo era stato davvero. Il padre che saltava da un lavoro all'altro, la madre unica ancora di salvezza familiare grazie al suo impiego stabile da impiegata. Fu lei a regalare al piccolo Bruce la prima chitarra. Grazie a un prestito di 60 dollari restituito lentamente, rata dopo rata. Springsteen inizia a strimpellare, impara il mestiere da autodidatta. Poi le prime esibizioni, i primi gruppi. Il batterista della sua band si arruola nei Marines. È il 1967. Va in Vietnam, dove rimane ucciso. È lì che nel cuore di Bruce scatta una scintilla, si accende la fiammella dell'impegno civile, sociale. Politico. Continua a suonare. Si ispira a Chuck Berry, Beatles, Rolling Stones e Manfred Mann. Van Morrison, Who, Byrds, Motown e Stax.

Dopo la gavetta ecco il contratto con la Columbia. Nel 1973 arrivano i primi due dischi: "Greetings from Asbury Park, N.J." e "The Wild, the Innocent & the E Street Shuffle". Piacciono alla critica, un po' meno al pubblico. Che risponde alla grande solo due anni dopo. Il cd si intitola "Born to run". Nasce così quella che Time definisce la "Rivelazione del rock". Canta contro la guerra e la povertà, che combatte in prima linea sostenendo le associazioni che recuperano cibo per gli indigenti. Specie nel suo New Jersey.

In tournée si fa accompagnare dalla E Street Band. Nei concerti si fa apprezzare per le sue lunghissime esibizioni. Il rapporto con i fans è totale, gli chiedono il bis, financo il tris, e lui esegue. Due, tre, quattro ore di live. Tra il 1980 escono "River" e "Born in the Usa", i suoi più grandi successi insieme a "Darkness on the Edge of Town". Gli anni passano, lui rimane sempre fedele alla sua reputazione di rocker impegnato. Nel 1985 affianca Steven Van Zandt nella realizzazione dell'album collettivo "Sun City" contro l'apartheid in Sudafrica e nello stesso anno partecipa alla registrazione di "We Are the World", appoggiando la campagna di beneficenza USA for Africa con il gotha della musica americana. Nel 1988 prende parte alla tournèe "Human Rights Now!" promossa da Amnesty International, cinque anni dopo è la volta di "Streets of Philadelphia", dove parla della tragedia dell'Aids.

Ma nel suo repertorio trovano posto tutte le sfaccettature dell'animo umano: odio e amore, orgoglio e pregiudizio, sofferenza e felicità. Il pubblico lo ama, a parlare per lui sono i 65 milioni di dischi venduti in 40 anni di carriera (solo negli Stati Uniti) Il suo contributo per la diffusione nel mondo della cultura americana viene premiato con la medaglia presidenziale della libertà. Nel 2000, la sua lotta quotidiana contro razzismo e discriminazione culmina in "American Skin (41 Shots)", canzone dedicata allo studente africano Amadou Diallo, ucciso dalla polizia di New York con 41 colpi di pistola. Quindi, l'anno dopo, è la volta del disco "The rising", dedicato agli attentati dell'11 settembre. È l'epoca di Bush, che Springsteen non digerisce.

Meglio Barack Obama, con cui si schiera apertamente pubblicando un messaggio di sostegno sul suo sito personale. Altri sette album, l'ultimo quest'anno. E ora l'esordio da regista. A 70 anni. Roba da pazzi, da rocker, da boss. Tanti auguri Bruce.

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