«Trilogia d'autunno»: alle teenager piace Verdi

La propaggine autunnale di «Ravenna Festival», la «Trilogia d'autunno», è un appuntamento consolidato che presenta al Teatro Alighieri un trittico operistico. Quest'anno la scelta ha privilegiato tre opere dello stesso autore, Verdi, provenienti da periodi diversi del suo catalogo: il primo capolavoro giovanile, Nabucco; la più perfetta (forse) espressione della raggiunta maturità, Rigoletto; e il dramma estremo, Otello, potenza michelangiolesca tratta dal prediletto Shakespeare. Allestire tre opere in tre tornate (rispettivamente 23-27-30 novembre; 24 e 28 novembre e 1 dicembre; 25 e 29 novembre e 2 dicembre) è un tour de force di non poco conto, che Cristina Mazzavillani Muti e la sua equipe affinano di anno in anno, grazie a un impianto fisso sul quale vengono proiettate immagini che diventano scena: leoni assiro-babilonesi o frammenti di Mantegna che evocano la corte di Nabuccodonosor o quella mantovana del Duca-libertino. Nell'impegno di tutti gli artisti coinvolti, c'è stata la bella scoperta del direttore d'orchestra iraniano Hossein Pishkar, che ha tutti i fondamentali per una carriera densa di soddisfazioni. Lo si è sentito subito per come ha equilibrato l'orchestra del Rigoletto senza perdere peso specifico, per lo stacco ben caratterizzato dei tempi brillanti, per il controllo ritmico dei non facili interventi corali.

E anche per il piglio con cui ha ripreso qualche millennial ridanciano: nell'anteprima a cui abbiamo assistito c'erano tante meravigliose scolaresche che sprizzavano curiosità e commenti: nonostante i telefonini una pattuglia di ragazze applaudiva e tifava rumorosamente per Gilda.

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