Spoleto, officina del teatro trasversale

Dista da Roma appena 120 chilometri e si appresta a diventare una palpitante vetrina di spettacoli, concerti, opere liriche, balletti, incontri e mostre che, disseminati in spazi noti così come in luoghi mai sperimentati prima, richiamerà senza dubbio un folto pubblico. Stiamo parlando di Spoleto e del suo «cinquantaduenne» Festival dei Due Mondi, una delle rassegne estive più importanti della nostra Penisola che quest’anno, complice la direzione artistica di Giorgio Ferrara, sembra tornata ai tempi d’oro. Sembra, cioè, riappropriarsi della sua originaria identità (basti pensare a quanti capolavori, in passato, hanno visto il battesimo proprio qui) e della sua vocazione trasversale, perseguendo obiettivi semplici ma attenti all’oggi.
Sul fronte del teatro, per esempio, accanto a grandi produzioni internazionali già apparse sui palcoscenici mondiali, si lascia ampio margine di manovra a debutti italiani firmati da nomi quali, tra gli altri, Luca Ronconi e Antonio Latella, si investe sulla creatività giovanile e sulla formazione, si apre un significativo spiraglio per i più piccoli: si trasforma, insomma, la bella cittadina umbra in un’officina di idee e progetti attenti alla qualità, al nuovo (anche quando c’è in ballo la tradizione), al futuro.
Cosa consigliare dunque agli appassionati di teatro? Tanto per cominciare, qualora possiate, cercate di andare a Spoleto proprio durante il ponte di San Pietro e Paolo. Domani 27 debutta infatti in prima nazionale al teatro Caio Melisso (ore 20.30) Giorni felici di Beckett nell’allestimento del geniale regista statunitense Robert Wilson (in cartellone, il 28 e il 29, anche con un altro Beckett, L’ultimo nastro di Krapp, da lui stesso recitato), interprete la nostra Adriana Asti. Opera cardine della drammaturgia del Novecento, questo sconsolato, seppur grottesco, ritratto di solitudine e disillusione umane si presta qui a una messinscena limpida e rigorosa in cui lo spazio è come «una giungla d’asfalto e Winnie vi è intrappolata. Le linee - spiega il regista - sono severe, nette. Blu e nere. Ma c’è anche un paesaggio magico, una sorpresa». Grande attesa ovviamente per l’interpretazione della Asti, già Winnie nell’85 in una regia di Mario Missiroli. «È la prima volta che lavoro con Adriana. Ha uno straordinario senso del ritmo ed è una grandissima attrice comica (…). Adoro i suoi enormi occhi».
Sempre domani (ma alle 18) Ronconi si presenta agli spettatori sotto le inconsuete spoglie di un dottore che, guidando una decina di attori dentro le pieghe del Gabbiano di Cechov per ricavarne un gioco di improvvisazione strutturata, parlerà in pubblico di quello che sta facendo mentre lo sta facendo. «È un puro esperimento - spiega il maestro, che proprio a Spoleto nel 1968 scosse la scena europea con il suo dirompente Orlando furioso - che magari potrà fare apparire il Gabbiano più greve e cattivo di quanto siamo abituati ad aspettarci da un testo di Cechov».
Sono fissate invece per gli ultimi giorni della vetrina (dal 9 luglio, al Teatro Nuovo) le repliche di un’interessante lettura de Le Nuvole di Aristofane ideata da Antonio Latella su traduzione della drammaturga Letizia Russa (già traduttrice per il regista campano nell’Eduardo II di qualche stagione fa). «Le Nuvole - chiarisce Latella - sono tutto e non sono niente, sono i nostri desideri e le nostre paure, le nostre gioie e i nostri orrori». Ma sono soprattutto le idee, «ciò che ci salverà dalla distruzione», e ciò che, attraverso il personaggio di Socrate, popolano la stanza/pensatoio che si apre sul palcoscenico.

Gli appuntamenti però non finiscono qui: in scaletta figurano anche i nomi di Paolo Bonacelli, Jacques Vergés, Pamela Villoresi, Maurizio Panici, Sandro Lombardi, Massimo Verdastro e due vere e proprie «sotto-rassegne» dedicate rispettivamente agli allievi dell’Accademia Silvio D’Amico e alle produzioni per ragazzi di Accademia Perduta Romagna Teatri.
Per informazioni più dettagliate: www.festivalspoleto.com o 0743776444. Biglietteria: 076347967.

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