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Blessin, il primo Samp-Genoa è una sfida tra veri disperati

Debutta nella stracittadina il tecnico rossoblu che allena per amore e punta sui giovani: "Leoni in campo". E rose per la moglie.

Blessin, il primo Samp-Genoa è una sfida tra veri disperati

È il derby più drammatico di questi ultimi quindici anni, alla Samp un punto non basta per sentirsi tranquilla, il Genoa può solo vincere per continuare a crederci. Una fa fuori l'altra con un volto nuovo che ha già eccitato la città, Alexander Blessin.

Gli era saltato in mente di fare l'assicuratore, una sorta di imbonitore, tipo intortare la gente e farle spendere un po' di soldi, con rispetto verso chi con questo lavoro ci campa e tiene a galla la famiglia. Disamore per il calcio dopo una vita da centroavanti nelle serie minori tedesche, gente nuova, ne parla alla moglie Charlotte e finge entusiasmo. Anche lei finge di assecondarlo ma lo conosce, non può durare, Alexander ha perso entusiasmo e un giorno lei gli dice che non ha più quella luce negli occhi, il calcio era la sua vita, deve tornarci. Se ami vuoi solo il bene dell'altro, Alexander capisce, bella storia, storia di sentimenti, il volano dell'esistenza. Mette la Samsonite sotto il tavolo e parte dal basso, il suo livello, inizia nelle giovanili del Lipsia, under 17, under 19, ci resta otto anni, bravo, lo chiama l'Ostenda in Belgio, bravissimo, sfiora l'Europa, allenatore dell'anno. Alla prima presentazione comunque un po' si vergogna, no, non è stata la moglie a convincerlo ma Ralf Rangnick, è lui che lo ha chiamato al Lipsia.

Cosa abbia spinto quelli del 777 Partners a chiamarlo è un mistero a metà, il Genoa viene da 15 anni consecutivi in A. I nuovi proprietari prima cercano Bruno Labbadia, zero, quindi si fiondano su un altro tedesco, lui, un milione e mezzo di clausola rescissoria pagata all'Ostenda e contratto fino al 2024 sulla fiducia. Alexander Blessin da Stoccarda, classe 1973, 1,91, è a Genova, squadra in fondo, ma molto in fondo, in pochi le accreditano una salvezza, lui all'inizio si spreca in elogi poi chiede rinforzi e non promette niente, solo sentimento. Tra entrate e uscite ventuno operazioni di mercato, tutti giovani, Naidem Amiri, Silvan Hefti, Kelvin Yeboah, Leo Ostigard, Morten Frendrup, Albert Gudmundsson, anche due italiani, Roberto Piccoli e Riccardo Calafiori, dove vuole andare con questa gente, si chiedono i tifosi. Lui cerca di convincerli e butta giù la sua filosofia: Fin dall'inizio adoravo aiutare i giovani per riuscire a farli salire in prima squadra, volevo farli giocare il calcio che mi piaceva quando a giocare ero io. Ma quello che fa la differenza è la sua capacità di trasmettere un sentimento. Con studiata astuzia Blessin si prende prima la tifoseria poi i giocatori, gli tira la maglia, li scuote, infonde l'identità di gruppo. In una serie A dove lo spogliatoio fa la differenza sui soldi e le grandi firme, ammesso ci siano, Blessin centra il suo programma, la storia, la maglia, la città, sdogana il gegenpressing, l'immediata pressione sul portatore avversario subito appena persa la palla: I leoni cacciano in branco così possono accerchiare la preda e la isolano, così è più facile catturarla. Il talento può farti vincere la partita, una squadra organizzata la competizione.

Cosa sia riuscito a fare il Genoa in queste giornate non conta, Giampaolo ha detto che è pronto, ma poi c'è la storia con la signora Charlotte da sistemare. Al termine di Genoa-Udinese Alexander è corso sotto la tribuna con un mazzo di rose rosse per lei e le tre figlie, e la sera le ha portate da Zeffirino, tempio della genovesità culinaria.

Senza chiedere scusa ma con quella luce tornata negli occhi.

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