Cassano: "Al Milan giocavo perché lo chiedeva Ibra"

Mai partito così bene: 4 gol in 6 partite. E adesso prepara il derby. "Allegri non mi faceva sentire importante. Voglio giocare un Mondiale"

Cassano: "Al Milan giocavo perché lo chiedeva Ibra"

Che coppia, per la gioia del popolo interista. Uno è Beccalossi, una fede mai rinnegata, anzi puntualmente coltivata. L'altro è Cassano appena arrivato ad Appiano Gentile e già incoronato come nuovo profeta: 4 gol in sei partite sono la migliore striscia della sua carriera chiacchierata e discussa, come lui stesso riconosce. «Ho dato solo il 30% del mio valore ma sono contento lo stesso, non ho grandi rimorsi», è il primo siparietto tra i due, uniti tra l'altro dal passato calcistico, Inter e Samp le esperienze di Evaristo, pupillo della curva neroazzurra e non solo. Uno al fianco dell'altro, davanti alle telecamere di "Undici" a scambiarsi la maglia, qualche giudizio ruffiano e un pallone per l'improbabile gara di palleggio da seduto in poltrona: questo lo spettacolo apparecchiato da Pierluigi Pardo che è grande amico del barese ma anche l'autore materiale del libro e di chissà quante altre interviste.
Per una volta, il veleno sparso sul Milan resta racchiuso dentro una boccetta (silenzio assoluto sul nemico Galliani) e invece emergono ricordi piacevoli e amicizie incontaminate dal passaggio di calciomercato. «Ho appena rivisto Yepes, mio grande amico, e sento spesso anche Ibra» è il suo avvicinamento al derby, con qualche cautela («so che mi fischieranno quelli della curva, ma non mi pento di averli ringraziati per il loro incoraggiamento quando ho avuto problemi di salute») e una stoccata ad Allegri: «Non mi sentivo considerato importante, piacevo a Ibra e infatti per le sue pressioni a volte ho giocato» la ricostruzione sul passato milanista che può aprire un altro fronte polemico.

Si capisce al volo che Antonio Cassano, tornato a fare gol e notizia, coccolato da Moratti («la migliore Inter della stagione, il primo tempo poteva finire 4 a 1») e da Stramaccioni, non ha nessuna voglia di fare il diplomatico. Forse non ne è capace. Così anche quando si riparla di Nazionale e di Prandelli ecco la frase che sembra segnare la fine dell'idillio polacco: «È vero, mi ha dato fiducia quando non stavo bene ma anch'io qualcosa ho restituito» la frase accompagnata dal dichiarato traguardo, «non ho mai giocato un mondiale, vorrei farlo in Brasile». Così per Lippi, cui perdona il mancato arrivo al mondiale del 2006 («non avevo mai giocato con il Real, aveva ragione lui»), meno il no al mondiale in Sud Africa, «ha dato retta a qualche calciatore che gli ha parlato male di me» la convinzione di Fantantonio. Che adesso si professa felice e sereno, in attesa del secondogenito e anche di qualche soddisfazione da togliersi con l'Inter. Chissà quanto durerà questo Cassano. Senza dimenticare la squadra del cuore nella quale compare Casillas e non Buffon in porta, Candela a sinistra e Yepes con Thiago Silva in difesa, Palombo con Emerson a centrocampo, indiscutibili i quattro d'attacco, Messi, Zidane, Cristiano Ronaldo e Ronaldo. Mica male.

Da dimenticare soltanto lo scivolone sulla frase famosa («molti nemici, molto onore») cui rimedia con una dichiarazione di assoluta ignoranza («Non so chi l'ha detta, io non lo conosco»). Chiusura dedicata alla Samp e al futuro: «Dopo il calcio c'è Genova nella mia vita, dopo l'Inter vorrei chiudere con la Samp».

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