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L'Italia che ha imparato a vincere in tutto

Ma che grande Italia è questa nostra che si prepara alle Olimpiadi di Parigi forte in tutto

L'Italia che ha imparato a vincere in tutto

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Ma che grande Italia è questa nostra che si prepara alle Olimpiadi di Parigi forte in tutto. Da quando il tennis è tornato ai Giochi, anno di grazia 1988, mai e poi mai avremmo pensato di poter puntare alle medaglie sognando fra i tre metalli persino quello più prezioso. Eppure è così, sogniamo grazie a Jannik, splendido ragazzo e atleta che pensa in tedesco ma regala in italiano parole che emozionano e fanno riflettere quanto le sue vittorie. L'altra sera ha detto «essere numero 3 vuol dire tanto» per lui e il paese «però ciò che conta è che sproni i ragazzi a giocare».

Ma che grande Italia è questa dell'atletica, giusto per parlare di olimpiadi e sogni che credevamo irrealizzabili, che ad ogni evento sportivo ci dimostra di non aver assolutamente voglia di fermarsi ai successi meravigliosi del recente passato, i salti di Gimbo Tamberi, marcia, staffetta o quella medaglia d'oro, giusto per stare in tema di vittorie che credevamo impossibili, nei 100 metri piani di Marcell Jacobs, altro ragazzo, uomo, padre, atleta magico. Un'Italia dell'atletica che sabato e ieri, in rapida sequenza, è riuscita nuovamente a stupirci: prima con Mattia Furlani, poi con Yeman Crippa. Prima con il record italiano indoor di Mattia nel salto in lungo agli Assoluti, 8 metri e 34 la misura conquistata dal fresco 19enne, con cui ha tolto a Andrew Howe (8,30) il primato dopo 17 anni e che, scorrendo il medagliere delle ultime edizioni di Olimpiadi e Campionati del mondo, gli sarebbe valso il podio per tre volte ai Giochi e sette ai Mondiali. E poi con Yeman Crippa, milanese d'adozione in tutti i sensi, perché i Crippa lo adottarono in Etiopia con i cinque fratelli quando aveva 5 anni, Yeman che ieri a Siviglia, da campione europeo dei 10.000, è andato a prendersi il record italiano di maratona (2h06.06).

E il nuoto, ma che grande Italia è quella del nuoto? Solo che oggi ci stupisce meno del tennis e dell'atletica perché ci ha abituato troppo bene: da oltre venti anni puntella i nostri sogni e soddisfa le nostre ambizioni in giro per il mondo facendoci sentire un grande Paese nello sport. Ecco.

Il nuoto non è più solo.

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