Contratti, tifo e algoritmi. Il calcio dei dispetti è già sceso in campo

Assoagenti: "Chi è in scadenza può decidere di non giocare". Gravina "nasconde" la formula

Contratti, tifo e algoritmi. Il calcio dei dispetti è già sceso in campo

Il calcio sta per partire ma i dissidi e le polemiche sono sempre all'ordine del giorno. Mentre la politica continua a pensare positivo come dimostra l'ennesima dichiarazione dell'onorevole Sandra Zampa, sottosegretario alla salute tutta tesa a rendere plausibile «l'apertura degli stadi ai tifosi in presenza di dati del contagio rassicuranti». Se la furia del virus si è placata, il dibattito su scadenza dei contratti e algoritmo è diventato limaccioso. A proposito dei dispetti tra presidenti e dirigenti, ieri si è chiuso il capitolo delle semifinali di coppa Italia. Marotta, ad interista, ha chiesto in Lega conferma ufficiale del no pronunciato da Juventus e Milan a concedere il cambio di calendario in favore di Napoli-Inter. Incassato lo sgambetto, si è arreso con stile. «Non faccio polemiche ma che mi dicano almeno se devo portare la squadra a Napoli il 13 giugno» la legittima chiosa.

Chiuso un fronte, si è aperto un altro su impulso dell'associazione degli agenti che hanno chiesto alla federcalcio un incontro per discutere degli aspetti regolamentari a proposito della scadenza dei contratti. Breve riepilogo: sono tutti regolati sul 30 giugno ma con lo stop per pandemia e ripresa a metà giugno, la data di chiusura della stagione è stata spostata al 31 agosto. Da definire meglio la posizione dei prestiti e di quelli a fine contratto. «In questo momento un qualsiasi giocatore in scadenza può dire arrivederci. I giocatori come Callejon in teoria possono rifiutarsi di giocare oltre la scadenza del proprio contratto», ha precisato Beppe Galli, presidente Assoagenti. Sarà materia del prossimo consiglio federale dell'8 giugno.

Dove invece continuano i veti di molti presidenti di serie A è sui famosi piano b e piano c, quest'ultimo inteso come affidare a un algoritmo il compito di definire la classifica nel caso di un successivo e definitivo stop: il meccanismo sarà svelato solo dopo la seconda giornata giocata e non influiranno i gol fatti e subiti. Gravina, dal suo canto, continua a usare la diplomazia ricordando che «forse non sono stato capace di spiegare bene il meccanismo» e che «i play off erano opzione solo nell'ipotesi di mancata ripartenza» mentre ha bocciato l'idea di cristallizzare la classifica («come si fa se c'è qualche squadra che ha giocato una partita in meno?»). Oggi, nel comitato di presidenza della federcalcio, se ne discuterà. Dal Pino, che è semplice uditore, porterà le ragioni dei club contrari a questa soluzione. È di sicuro molto divertente un retroscena che ha avuto per protagonista uno dei signor no di serie A. Per spiegare il suo parere contrario ha ricordato al suo interlocutore che «una volta il Milan vinceva 3 a 0 a fine primo tempo e poi è finita 4 a 3» come a dire impossibile fare previsioni di tipo matematico nemmeno tra un tempo e l'altro, figurarsi sulle partite non giocate. Peccato che a Instabul nel 2005 non finì 4 a 3 ma 3 a 3 e ai rigori la coppa andò al Liverpool.

Le uniche buone notizie sono arrivate dall'attività dell'ad De Siervo che ha continuato a tessere la tela con i broadcaster.

Dazn e Img (diritti internazionali) hanno fatto sapere che si apprestano a pagare: lo faranno a rate (90 milioni di euro la loro quota) ma lo faranno visto che tra l'altro il campionato è in rampa di lancio. Solo Sky è arroccata sulla sua posizione. Vuole trattare prima di pagare e si è anche lamentata per l'arrivo delle notifiche del decreto ingiuntivo da parte dei club.

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