«Ecco perché questo sport per noi è un vero gioiello»

È lo sponsor principale del torneo: «Contano i dettagli: è come immaginare una donna per progettare qualcosa di prezioso»

«Il golfista immagina il tiro prima di farlo e si concentra sui dettagli. È quello che facciamo noi prima di progettare un gioiello: immaginiamo la donna e come starà con quel prezioso». Guido Damiani, presidente del Gruppo Damiani che - per il secondo anno, patrocina l'Open d'Italia, la più importante manifestazione golfistica nazionale - ragiona per affinità. «È l'unico sport che presuppone un'attenzione accurata quando sei già sul campo: il golfista scruta il manto erboso, osserva da che parte soffia il vento, si esercita in finti colpi prima di lanciarsi. Questo modo di affrontare la sfida, dedicando molto tempo, è simile al nostro». Esperto golfista, dunque?. Si schermisce: «È più bravo mio fratello». Aggiunge: «Il golf mi conquista anche per la bellezza, si disputa in posti incantevoli e le distese verdi aiutano a pensare».

Il gruppo Damiani non è nuovo a sponsorizzazioni sportive e nemmeno a partecipazioni, il team di vela «Damiani Italia Challenge» si è aggiudicato il secondo posto alla Louis Vuitton Cup. Annovera diverse regate e collaborazioni con la Ferrari ma il golf è «altro», un amore di antica data, di quelli che non tramontano. Sarà per questo che l'immagine dell'invito riproduce un anello di fidanzamento incastonato sulla pallina da golf. «Da sempre abbiamo sostenuto le piccole manifestazioni - afferma il presidente - dall'anno scorso, con Open d'Italia, il grande salto. L'immagine vuole sottolineare che il nostro brand è fedele alla tradizione, al gioiello classico. Non ci identifichiamo solo con le collezioni dei grandi designer o con gli Awards (che sono gli Oscar del gioiello e Damiani ne vanta più di tutti gli altri, 18). Il solitario è l'anello più semplice e più importante, quello della promessa. Alla lavorazione made in Italy uniamo i diamanti migliori, certificati. Su ognuno è inciso il numero e si può anche personalizzarlo con una frase o una data».

A proposito di premi, l'ultimo arrivato? «Il bracciale Eden dell'omonima collezione, la più recente, ha meritato l'Award. Ha avuto un grande successo: gli anelli con effetto molla ben si adattano ai cambiamenti delle dita, sono confortevoli». Damiani è una delle poche aziende italiane che disegna e produce gioielli fin dagli esordi. Fondata dal nonno, nel 1924, ha spiccato il volo con la seconda generazione. «Noi figli (oltre a Guido, Giorgio e Silvia, la terza generazione) siamo cresciuti a pane e pietre preziose. Il laboratorio e l'ufficio dei nostri genitori erano nello stesso palazzo della nostra abitazione - ricorda Guido Damiani - Abbiamo sempre “giocato” con i preziosi e quando si andava in vacanza si privilegiavano le località in funzione delle visite ai grandi venditori di pietre». Da adulti i fratelli Damiani condividono impegni, oneri e soddisfazioni. «Il più creativo? Giorgio, di sicuro. Ma non c'è un brevetto per i lampi di genio, talvolta arrivano anche a noi...». I Damiani sono appena rientrati da Taiwan dove l'8 settembre hanno inaugurato un monomarca a Taipei101 Mall, uno dei quattro grattacieli più alti al mondo, «è il nostro secondo negozio a Taipei dopo il Regent Gallery. Il mese prima, l'8 di agosto abbiamo invece celebrato l'apertura di un intero palazzo Damiani a Tokyo: dieci piani nell'esclusivo quartiere di Ginza». L'universo Damiani non è completo senza la galassia charity. È Silvia a dedicarsi alle cause umanitarie.

Ci sono i pozzi in Africa («siamo arrivati ad aprirne 50»), madrina Sharon Stone, il sostegno ai terremotati in Nepal ma anche a quelli dell'Emilia e agli alluvionati in Sardegna, «quando vediamo le immagini del pozzo aperto e incrociamo i sorrisi, ecco, non c'è niente di più bello».

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