È il giorno della verità. Ma se Conte vuole l'Inter sarà ancora più sua

Previsto per oggi l'incontro tecnico-società. Ma forse c'è già stato. Zhang, no a transazioni

È il giorno della verità. Ma se Conte vuole l'Inter sarà ancora più sua

Evidentemente all'Inter hanno meno fretta di quanto sembrerebbe necessario. Oppure sono stati bravi a trovarsi di nascosto, in sede o in qualche ristorante estremamente discreto e oggi all'ora di pranzo un tweet annuncerà cosa hanno deciso Steven Zhang e Antonio Conte. Ufficialmente, l'incontro non c'è stato e resta previsto per oggi, a 4 giorni dall'ultima sparata dell'allenatore (più che dall'ultima sconfitta), sperando (l'Inter) siano serviti a far sbollire la rabbia (di Conte).

Le posizioni, per quanto mai espresse, sono chiare e note: Conte vorrebbe andarsene, ma non gratis; l'Inter non pensa all'esonero e nemmeno alla transazione (un anno pagato anziché i 2 previsti dal contratto). Papà Zhang che raccontano impegnato a formare una cordata di Stato per regalare Messi alla Cina e all'Inter è stato chiaro col figlio: se il nostro strapagato collaboratore vuole davvero andarsene, fagli vedere dov'è la porta (che non è un antico proverbio cinese, ma rende bene l'idea). E proprio dall'intransigenza della proprietà potrebbe nascere la soluzione d'interesse comune: andare avanti insieme perché è la migliore delle soluzioni possibili. L'unica, per quanto ricca di incognite oggi non verificabili. Per fare il famoso passo indietro, Conte chiederà non la testa di Marotta (o Ausilio) ma maggiore potere sulle decisioni che riguardano gli acquisti. E avrà buone possibilità di ottenerlo. Tonali e Kumbulla vanno bene, ma servono giocatori già pronti per vincere. Il Barcellona, che libera Suarez e gli altri senatori, può essere un bel pozzo cui attingere, anche a costo di sacrificare Martinez. Così come Skriniar e Brozovic: servono soldi, ma anche idee.

Conte è convinto che con Vidal e Dzeko, chiesti e non ottenuti la scorsa estate, o poi col solo Vidal, richiesto e sostituito dal più costoso Eriksen a gennaio, l'Inter avrebbe già vinto qualcosa quest'anno, forse anche lo scudetto. E per quanto i pensieri del presidente Zhang restino enigmatici anche per chi gli sta a fianco, è molto probabile che anche lui abbia maturato l'idea che con giocatori di maggiore carisma ed esperienza la stagione dell'Inter sarebbe stata perfetta. Ecco perché Conte almeno sul piano del potere può spuntare qualcosa, ecco perché il rapporto potrebbe proseguire, pur nella consapevolezza comune che se contano poco i contratti, le parole contano meno, anche tra gentiluomini.

Un anno dopo, Conte non è più quello che nel video di presentazione sulla limousine aziendale per le strade di Milano, sembrava entrare in punta di piedi nel mondo Inter. «Un club che non è da tutti», diceva. «Condividiamo la stessa ambizione, la stessa fame, lo stesso coraggio: adesso tocca a me».

Un anno dopo, Conte quel mondo l'ha travolto col suo impeto e i suoi metodi, che piacciono a pochi ma portano risultati: 2 secondi posti dopo 9 anni di niente sono un grande punto di partenza. Difficile credere che al di là di quanto detto a Bergamo o a Colonia Conte abbia perso quell'ambizione, quella fame, quel coraggio. Se vuole, tocca ancora a lui.

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