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L'Inter frena senza gol e l'Atalanta la sorpassa. Via libera alla Juventus

I nerazzurri non segnano per la prima volta dopo il lockdown e scivolano al terzo posto

L'Inter frena senza gol e l'Atalanta la sorpassa. Via libera alla Juventus

Dovendo prendere lezioni dalla Juventus, che ha frequentato per più di 15 anni, Conte dovrebbe prima di tutto imparare a vincere partite come queste: giocata non bene, ma largamente dominata, eppure chiusa senza gol. Raramente capita alla Juventus, troppe volte quest'anno è capitato all'Inter. Il risultato è che già stasera, vincendo a Udine, la Juventus sarà campione d'Italia per la nona volta consecutiva. Giusto così, calendari a parte. Frenata dalla Fiorentina (0-0), la squadra nerazzurra perde anche il secondo posto, a favore dell'Atalanta: con la Lazio alla deriva, sarà presumibilmente lo scontro diretto di Bergamo (2 agosto, fine di tutto) a decidere le posizioni alle spalle dei campioni d'Italia.

Per un tempo, il primo, l'Inter gioca praticamente da sola, senza segnare. Merito anche di Terraciano, che nella stessa azione evita l'autogol di Venuti e poi respinge il tap-in di Lukaku (5'), prima di opporsi in tuffo all'insidiosissimo destro dal limite di Barella (11'). Il portiere viola, battuto, si salva invece grazie alla traversa sulla testata ravvicinata di Lukaku, su gran palla di Eriksen (17': col destro, da sinistra).

Dalbert, già predisposto di suo alle brutte figure, è preso di continuo in mezzo da Candreva e D'Ambrosio, senza che Iachini riesca a dargli una mano, limitando in qualche modo il problema. La Fiorentina è arroccata davanti alla propria area, con l'eccezione di Ribery, manco a dirlo il migliore dei suoi (e forse di tutti) a dispetto di anni, km percorsi e infortuni subiti, e dell'evanescente e inutile Cutrone.

L'acquazzone abbattutosi dopo un quarto d'ora, rinfresca la serata, non le idee di Lukaku, che sciupa la più incredibile palla gol a un metro dalla porta (34', ottimo assist di Sanchez), meritandosi il rimprovero persino di Gagliardini, libero e non servito.

Ritmo basso, le partite cominciano a essere tante, troppe. Come gl'infortuni: De Vrij si fa male dopo 23', saltando di testa. Il suo campionato potrebbe anche essere finito qui. L'Inter prova a spingere sulle fasce, ci riesce più a destra che a sinistra, ma sono i terminali in area a mancare. Sanchez è più opaco delle ultime ottime uscite, certamente è stanchezza. Lukaku è più vivace, ma come detto poco preciso.

Poi c'è l'enigma danese: Eriksen oggi non vale Brozovic e nemmeno i 20 milioni spesi a gennaio per portarlo a Milano con 6 mesi di anticipo. Resta il più grande errore di Marotta, o di Conte, che non riesce a farlo rendere per quanto vale: una questione da risolvere in fretta, per non trascinarsi l'equivoco anche nella prossima stagione.

Nel secondo tempo, cresce un po' la Fiorentina, come spaventata dal secondo palo nerazzurro (di Sanchez 7' st, con successivo salvataggio fortunoso di Terraciano). Azione insistita nell'area dell'Inter prima dell'assist di Ribery per Castrovilli: quasi un rigore in movimento, reattivo e tempestivo Handanovic (11' st). Conte ci prova con Martinez (e Brozovic), Iachini risponde con Chiesa, che appena entra offre a Lirola un'occasione ancora più grande, come ancora più grande è l'intervento di Handanovic (34'st). Nel recupero, Kouamé sciupa un contropiede incredibile, per la rabbia di Iachini. Sarebbe stata una beffa.

Troppo anche senza andare a lezione dalla Juventus.

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