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L'Inter prima del Lione Sarri: «Porte chiuse solo se per tutta la A»

Agnelli cita Pep, Bonucci svela le difficoltà con lui e il tecnico difende il club e i suoi tifosi

L'Inter prima del Lione Sarri: «Porte chiuse solo se per tutta la A»

Da stasera, si balla davvero. E seriamente. E la Juventus non può fallire: perché la Champions è il vero obiettivo stagionale, perché le finanze (50 milioni di rosso nei primi sei mesi di bilancio) chiedono e quasi impongono di arrivare almeno in semifinale, perché altrimenti il progetto legato a Sarri andrebbe a farsi benedire e via di questo passo. A Lione, dove i tremila tifosi italiani attesi non saranno accolti con gioia (ma il presidente del club francese ha rassicurato «Potranno raggiungere lo stadio senza difficoltà), in occasione dell'andata degli ottavi di finale. Tiene banco il coronavirus anche nelle parole di Sarri: «I nostri tifosi hanno il diritto di essere qui. Il virus è un problema europeo non italiano, in Italia abbiamo un certo numero di positivi ma abbiamo fatto 2500 tamponi in Francia solo 300». E il tecnico sposta il problema anche all'Italia: «Juve-Inter a porte chiuse? Allora anche tutte le altre partite. Sicuramente i tifosi andranno in trasferta».

Intanto stasera c'è il Lione, accoppiamento tutt'altro che impossibile. I francesi, allenati dallo scorso ottobre dal Rudy Garcia già visto alla Roma, non sembrano poter fare troppa paura: settimi in Ligue 1 a sette punti dal quarto posto occupato dal Rennes che ammetterà ai preliminari Champions, privi della loro stella Memphis Depay che ha preso parte attiva al 45% dei gol del Lione in Europa dall'inizio della scorsa stagione, sono per di più nel mirino della contestazione. Era infatti dal 1997 che la squadra non occupava una posizione di classifica così misera, mettendo a rischio la qualificazione alla manifestazione continentale più importante che avviene da diciotto anni di fila.

Problemi che ovviamente non interessano la Signora. Prima in campionato, con un piede e mezzo in finale di Coppa Italia e, appunto, gli ottavi di Champions raggiunti in carrozza. Eppure, il clima è quello che è: tifosi non del tutto soddisfatti del gioco proposto, le recenti dichiarazioni di Agnelli secondo cui «pensare a Guardiola non è eresia, ma siamo pienamente soddisfatti di Sarri», vari malumori palesati a turno durante la stagione dai giocatori. E, in definitiva, la sensazione che la squadra sia più vulnerabile rispetto al passato: il recente rientro di Chiellini stasera in panchina potrebbe puntellare la difesa, ma la certezza che basti il suo rientro per tappare tutte le falle ovviamente non c'è. «Sarri sa migliorare le sue squadre lo ha promosso Bonucci - anche se il contesto della Juventus è diverso da quello abituale. Lui però è stato capace di rimettersi in discussione e noi abbiamo accettato un altro modo di vedere il calcio: non è facile, ma le cose difficili non mi hanno mai fatto paura».

Avanti, allora. Recuperando Pjanic il quale, vestendo nel 2009 la maglia del Lione, aveva anche eliminato il Real Madrid di Ronaldo e immaginandosi trascinata dal solito CR7. Il quale arriva alla fase clou della stagione sulla scia del suo miglior periodo in bianconero: 16 reti nelle ultime 11 gare di campionato. Un altro dato rende poi l'idea del suo essere clamorosamente efficace in Champions: il portoghese è infatti il solo giocatore ad aver segnato più reti nella fase a eliminazione diretta (65) rispetto alla fase a gironi (63).

In un aggettivo: mostruoso.

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