L'Italia operaia ai piedi della montagna serba: umiltà contro il talento

Il ct Messina: «Se li affrontiamo a viso aperto rischiamo di finire come la Juve con il Real»

L'Italia operaia ai piedi della montagna serba: umiltà contro il talento

Stasera ad Istanbul, contro la Serbia favorita (diretta Sky dalle 20.30) sapremo se l'Italia del basket, questa Azzurra ora et labora, che sa pregare e lavorare, è vera o falsa. Quarto di finale per un Europeo che ci faceva paura prima di cominciare, ma non puoi avere speranza senza paura.

La squadra di Sasha Djordjevic, che proprio ad Istanbul, nel 1991, diretto da Obradovic, con Danilovic come terminator, oggi suo presidente federale, vinse una straordinaria coppa dei Campioni, sulla carta sembra strafavorita, anche con tanti assenti, cominciando dal genio Teodosic che l'anno prossimo sarà compagno di Gallinari, l'uomo che ci manca di più, ai Clipper di Los Angeles. Vero che nei pronostici sportivi, come potrebbero dirvi Francia e Lituania, favorite già eliminate, spesso non si sa se quello che sosteniamo è vero. Speriamo vada contro le previsioni questa sfida e non come all'Italia del calcio contro la Spagna («se giochiamo a viso aperto rischiamo di finire come la Juve col Real», ha detto Messina), anche se la vigilia sembra molto simile perché gli azzurri, da Belinelli e Datome, credono di avere le armi per mandare in corto un'avversaria che in precampionato ci ha fatto del male girando intorno a Marjanovic, il 2 metri e 22 che gioca a Detroit.

Nella storia hanno vinto più loro di noi, argento olimpico, medaglie europee, e anche adesso sembrano più alti, più grossi e più bravi. Ci serve una grande difesa per togliere ispirazione a Bogdan Bogdanovic, compagno di Datome nel Fenerbahce campione d'Europa, che andrà a giocare nella Nba con Sacramento. Avremmo bisogno di mani dorate per colpire dalla media distanza perché sotto i tabelloni, a rimbalzo, non abbiamo tante speranze considerando che il loro secondo centro, il 2.13 Kuzmik, ingaggiato dal Real Madrid, è letale come Marjanovic.

Ettore Messina sa come preparare sfide impossibili. Lo fa dall'inizio della sua carriera plurivittoriosa e da quando ha deciso di tornare a guidare questa Nazionale che lascerà a fine torneo, anche nei giorni in cui ha dovuto rifarla per aver perso Gallinari, la vera arma letale che ci manca tanto. Non avere paura è un buon segno, ma potrebbe non bastare, anche se sul piano psicologico conta, soprattutto dal giorno in cui Djordjevic ha dichiarato che Azzurra era da medaglia e il nostro allenatore si è messo a ridere: «Forse voleva prenderci in giro».

Storia strana questo duello di cervelli. Dal giorno in cui Messina ha dichiarato che la sua esperienza con la Nazionale si sarebbe chiusa all'Europeo il primo candidato a sostituirlo sembrava proprio Sasha Djordjevic che ha casa nella zona Brera di Milano, che ha una bella storia anche nel nostro basket, ma poi, dopo il rinnovo biennale con i serbi, è stato scelto Sacchetti.

Non avere timori è un bene, ma l'unica speranza è che in questo Europeo delle vanità i serbi facciano come quei cagnoni che spesso scappano se un botolo di cane abbaia per primo. L'Italia ha una squadra, sa battersi, ringhiare.

Il pericolo è che il molosso torni indietro, la prenda per la gola e allora non ci sarebbe partita perché sul quadrato della grande arena di Costantinopoli sale un peso massimo, la Serbia, e la bella Italia ammirata fino a qui è solo un peso medio. Messina ha le idee chiare, conosce il nemico e i suoi: «Fiduciosi, ma senza voli di fantasia. Comunque vada sarà una partita che ricorderemo». Di sicuro.

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