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L'Olimpia Milano riempie il vuoto in bacheca

Prima Supercoppa della sua storia, la resa di Avellino è nei canestri e negli assist di Simon

Oscar Eleni

Musica e allegria, orecchie del toro, per l'Emporio Armani che vince la prima Supercoppa nella storia dell'Olimpia tenendo Avellino sempre oltre la collina: 90-72 il verdetto finale (44-34 a metà gara), manifesta superiorità di chi ha fatto una squadra dove c'è quasi tutto e dove l'uomo che la guida, il Gelsomino dalle mille risorse, dovrà essere abile a far sorridere tutti, ma proprio tutti e non soltanto i tifosi che ieri lo acclamavano come dopo la finale scudetto.

Le avversarie di Milano dovranno abituarsi perché ieri Repesa, al secondo trofeo di questo tipo in Italia (lo aveva già vinto, come lo scudetto, con la Fortitudo Bologna del giovane Belinelli), non ha avuto bisogno neppure del suo totem d'area Raduljica, fermo per un problema alla caviglia sinistra. Gli è bastata l'arte sublime di Kruno Simon, il protagonista della finale, premiato e osannato, così come era stato già bravo il giorno prima, almeno al tiro, contro Cremona. Ieri il trentunenne di Zagabria ha fatto davvero pentole e coperchi per l'Emporio Armani che in certi momenti, anche se in rodaggio per un lungo viaggio di quasi 80 partite, sembrava davvero di un altro pianeta: 25 punti, 4 su 6 da 2, 5 su 7 da 3, 5 rimbalzi, 8 assist. Il principe della notte dove Avellino ha dato tutto quello che aveva, ma si è trovata nella tela del ragno ed è rimasta abbagliata come logico, anche se al primo quarto era sotto solo di 4 (23-19).

La Supercoppa è stata consegnata al nuovo capitano Cinciarini da Giorgio Armani, che quest'anno potrà divertirsi anche tanto, ma certo il suo sogno di accoppiata scudetto ed Eurolega non sarà così facile e pretenderlo sarebbe una forzatura. Diciamo che basterebbe entrare fra le migliori otto, ma il tempo lavora per il gruppo, ammesso che tutti i 15 sotto contratto vogliano davvero essere tali, senza gelosie o frenesie.

Certo la squadra c'è, i nuovi hanno dato tutti segnali importanti e ieri si è vista la duttilità dello sloveno Drazic, premiato come miglior rimbalzista nelle due giornate, 11 punti messi a segno, impegno giusto in difesa. È andato bene anche Pascolo dopo un inizio difficile, ma in una squadra del genere non ci può essere angoscia: il momento arriva e quando non sei al meglio ci pensano gli altri. Magari Hickman, il grande veterano che ha visto come tutti lavorare così bene Cinciarini con cui dovrà dividere il ruolo, anche se sarà utilissimo il Kalnietis che deve ancora trovare i ritmi giusti.

Certo può capitare che resti in ombra (9 punti comunque) il Sanders miglior giocatore negli ultimi play off, già vincitore della Supercoppa con Sassari a cui aveva dato anche lo scudetto. Può succedere che Alessandro Gentile, sofferente alla schiena, chiuda con 2 soli punti e 1 su 4 al tiro, ma essere uno dei tanti non gli farà male, deve soltanto liberare la mente da ogni tormento interiore perché nell'evoluzione di un giocatore ci possono stare situazioni come quella che sta vivendo.

Per l'Olimpia bersaglio centrato al terzo tentativo, dopo aver lasciato il trofeo a Sassari due anni fa e a Reggio Emilia l'anno scorso nella finale di Torino.

Certo servirà sgombrare subito la mente perché si comincia il campionato a Capo d'Orlando e, prima della lunga maratona di Champions che inizierà il 20 ottobre al Forum contro il Maccabi, poi due trasferte contro i turchi del Dourussafaka e l'Olympiacos, ci sarà da sistemare l'anima del gruppo con le partite in casa contro Avellino e Varese. Il lavoro e gli obiettivi non mancano. Meglio prepararli potendo bere già in una coppa che mancava.

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