Tra presunte spie inviate a Pegli (quartier generale del Genoa, avversario odierno), un tweet del presidente De Laurentiis sul Napoli del futuro e la paternità rivendicata del Cavani centravanti, Walter Mazzarri parla della sfida di stasera come di un crocevia importante, in attesa dello spareggio Champions fra una settimana a San Siro con il Milan. «È una partita trappola, per tanti motivi - avverte il tecnico degli azzurri -. Fallirla sarebbe delittuoso, ecco perché non farò calcoli relativi ai diffidati perchè in genere di cartellini gialli ne prendiamo pochi, visto che siamo noi, se stiamo bene, a fare la partita». E qui l'elenco è corposo oltre che illustre: Pandev, De Sanctis, Calaiò, Gamberini, Inler, Armero, Zuniga, Insigne e Behrami.
Mazzarri definisce i prossimi 180 minuti che il Napoli ha di fronte decisivi per il secondo posto. «Con due vittorie, sarebbe difficile levarci quella poltrona, ma se sbagliamo avremmo ancora il tempo per rimediare», così il tecnico che taglia corto («parliamo d'altro») sull'osservatore inviato nel ritiro dei Grifoni a spiare il lavoro del collega Ballardini. Con il quale affronta una disputa su chi dei due, per primo, ha ritagliato il ruolo di centravanti al Matador. Ballardini si appunta la medaglia sul petto: «A Palermo dovevamo rimediare alla partenza di Amauri e tra lui, Miccoli e Simplicio, quella stagione, realizzarono caterve di gol». Mazzarri gliela sfila e la fa sua così: «La matematica non è un'opinione e Cavani non ha mai fatto i gol che sta facendo qui . Non è solo una questione di ruolo ma anche di come gioca la squadra che lo fa emergere complici, logicamente, le sue qualità che lo hanno reso un top player».
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