Ehi Messi, svegliati! Il tempo sta finendo: gli anni sono 31. Difficile ritrovarti fra quattro anni. Come raccontare una storia di meraviglia calcistica senza nemmeno un mondiale nel pedigrèe? Tocca all'Argentina, meglio dire: tocca a Messi Lionel, coronato del mondo pallonaro con quel chiodo fisso: vincere un campionato del mondo. Non c'è bisogno di ricordaglielo. Lo racconta con l'onestà di un campione che sa interpretare la parte. Chi gli voglia toglier il peso dallo stomaco, racconterà: non sei l'unico. La compagnia è buona. Johann Crujff sarà morto lasciandosi in un angolo lontano dei ricordi quel piccolo neo? Eppure, insieme a Di Stefano e Pelè, è stato considerato il calciatore tecnicamente più completo mai visto. Maradona era diverso: un extraterrestre.
Strana storia quella della nazionale argentina: ha annoverato due fuoriclasse fra i più straordinari, eppure li ha crocefissi all'impotenza davanti alla coppa del mondo. Maradona dovette cavare i gol della storia per portarsela a casa nel 1986 e fu l'unica. Messi è ancora a secco dopo tre edizioni: 2006 e un solo gol all'attivo, 2010 nemmeno una rete (eppure qualche bontempone gli consegnò il Pallone d'oro), e 2014 dove segnò (4 gol) solo nel girone, rimediando una figura insipida in finale con la Germania.
Non sarà la solitudine del centravanti, ma certamente l'angoscia del campione. Noblesse oblige a vincere un mondiale. Di Stefano non ha potuto nemmeno provarci. Cristiano Ronaldo è all'ultima chance: gli anni sono 33. Oggi l'Argentina parte contro l'Islanda dei tanti ..sson: attenzione in panchina c'è un dentista e quelli sono tipi tosti.
Eppure se dovessimo mettere insieme i campioni che hanno mai vinto un mondiale, parleremmo dei piaceri del calcio bisbetico. Qualche nome stellare per dare l'idea. Oliver Khan, portiere faccia da bull dog, uno dei giocatori più vincenti del calcio tedesco, disputò mondiali dal 1994 al 2006: nel 2002 subì solo tre reti ma due in finale e non c'è stato verso di alzare la coppa. Gianni Rivera e Roberto Baggio, i nostri golden boys, andarono sempre a sbattere contro il Brasile. Storie di gol fatti e rigori sbagliati. Arthur Antunes Coimbra detto Zico avrà pensato ad una maledizione: tre mondiali (1978, 1982,1986) e con uno dei migliori Brasile (1982) della storia, ma la presunzione favorì la concretezza italiana. Sul versante francese Michel Platini e Just Fontaine, capocannoniere nel 1958. Il magnifico Ferenc Puskas provò con l'Ungheria (1954), una delle squadre più forti del mondo poi, naturalizzato spagnolo, con le Furie Rosse (1962): segnò il gol iniziale della finale con la Germania Ovest, ma finì 3-2 per gli altri. Come dimenticare Karl Heinz Rummenigge e Eusebio, la perla nera del calcio europeo. Marco Van Basten giocò solo a Italia '90 (senza reti) e saltò quello seguente per incomprensioni con il tecnico Advocaat. Ma che dire del tiro mancino riservato a Joahn Cruyff? Era il tempo dell'Arancia meccanica guidata da Rinus Michels, le meraviglie del caos organizzato.
In Germania nel 1974 arrivarono mogli e fidanzate al seguito, l'Olanda della rivoluzione: Crujff era il suo profeta e l'asso dell'impossibile. Ed, infatti, riuscì a non vincere la finale con la Germania. Quattro anni dopo lasciò la nazionale.
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