Meucci non sbaglia i calcoli e riporta la maratona in Italia

Alla vigilia diceva: "Non so se è la mia specialità...". Vince a sorpresa e sogna: "Io l'erede di Bordin e Baldini"

Meucci non sbaglia i calcoli e riporta la maratona in Italia

L'ingegnere riaccende l'Italia della fatica. Daniele Meucci trionfa con sorpresa nella maratona agli Europei di Zurigo. Perché l'atleta di Pisa è uno che non ama le cose facili, non può essere altrimenti se decidi di correre il primo giorno di gare i 10mila in pista e all'ultimo di fare i 42,197 chilometri della prova regina dell'atletica. Roba da campioni, ripetevano anche ex atleti navigati. Un azzardo dunque anche per uno che alla vigilia diceva di sé: «Non so se sono un maratoneta».

Il terribile percorso di Zurigo gli ha dato la risposta: un sì inequivocabile. A partire dalla condotta di gara grazie anche all'esperienza di Ruggero Pertile (poi settimo), una sorta di allenatore in corsa. Non ha risposto all'attacco suicida di Chabowski; ha invece tenuto a bada la trenata di Shegumo. E poi ha rotto gli indugi, cambiato passo. Al chilometro 35 ha raggiunto e lasciato sul posto il barcollante Chabowski. Dietro aveva già fatto il vuoto. Indiavolato come non poteva essere per uno con il pettorale “666”. Ha avuto la lucidità di gestirsi anche sull'ultima salita e nel finale per poi tagliare il traguardo, baciare l'asfalto svizzero e stendere il tricolore. Come Baldini ad Atene e Bordin a Seul. «Io oro europeo come loro che hanno vinto anche le Olimpiadi... Mi dicono che sono il loro erede, inizio a crederci». Cose da grandi. Riporta il titolo europeo a casa dopo 8 anni (sempre Baldini a Goteborg). La maratona è di nuovo italiana, almeno nel continente. D'altra parte almeno una medaglia a edizione la porta tra donne e uomini dal 1982, d'oro dal 2002: Guida, Baldini, Incerti prima di ieri.

Prima dell'ingegnere robotico, calciatore mancato e con tanti interessi, che corre senza guardare l'orologio e vince alla terza vera maratona corsa in carriera. Il tempo è il suo personale 2n11'08, meglio poco meno di un minuto di New York l'anno scorso. Ingegnere sì, ma uomo che vive di emozioni, va di fretta: ha messo su famiglia, ha due figli ed ha 28 anni. Seguendo le statistiche dell'Istat, una rarità in Italia. E poi un professionista nel vero senso della parola, uno che nel 2007 fu squalificato per aver litigato con un dirigente federale agli Europei under 23 dopo un bronzo. Acqua passata, lui sempre presente ai raduni della nazionale, mai una convocazione saltata o un allenamento fatto male. E dopo un bronzo e un argento nei 10mila alle ultime due rassegne continentali ecco l'oro: «Non l'avevo mai vinto, ha un sapore bellissimo. È un sogno, non me lo aspettavo». È stata un'emozione enorme soprattutto quando, già in testa, ho incrociato gli occhi di Dario, il mio bimbo. Ha due anni e mezzo, ancora non parla. Ma quello sguardo esprimeva tantissimo». Già, la famiglia, a fare compagnia a Dario da dieci mesi c'è Naomi. «Il merito è tutto di Giada, la mia compagna. Pensavo a loro per farmi forza».

La grandezza di Meucci uomo e atleta è anche nel dividere i meriti. Sulla gara: «Ero titubante, ma Massimo Magnani, il mio allenatore, era da un po' che mi incitava a partire. Ha avuto ragione». Grazie anche ai tifosi: «Gli ultimi 10 chilometri sono stati un'agonia, ma gli italiani erano tantissimi, mi hanno trascinato». Ti aspetti un ingegnere razionale, e invece racconta che ha «seguito come sempre il suo istinto. “Ora o mai più”». E poi non ama le gare contro il tempo ma quelle contro l'uomo «meglio una medaglia di un record». Uno che studia ingegneria robotica e fa atletica: «Complementari perché una mi permette di fare l'altra».

L'oro non era nei calcoli, ma ora ci prende gusto. Pensa ai Mondiali 2015, ma l'obiettivo è già su Rio. Meucci non vuole finire di sorprendere. «Voglio lasciare anche io il segno in questa disciplina come i miei compagni del passato».

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