Ante Rebic, nome e cognome del nuovo Milan. In un mese esatto il croato è passato da rebus a bomber di razza. Anche contro il Toro ci ha messo la firma: cinque gol in cinque partite di campionato, sei nelle ultime sette mettendoci anche la coppa Italia. Dalla doppietta contro l'Udinese ad oggi, Rebic è diventato il cannoniere di questo Milan, agganciando il compagno di fascia Theo Hernandez con cui condivide intesa e colpi di tacco in quantità. Il Milan di Ibra insomma diventa il Milan di Rebic e sul croato è come se soffiasse l'effetto Nocerino, perché l'ex viola e Zlatan sembrano ricalcare il copione che portò il centrocampista napoletano a segnare anni fa una decina di gol giostrando proprio attorno a Ibrahimovic.
Rebic è l'uomo del momento e infila un gol prezioso, anche bello, sfruttando un'apertura precisa di Castillejo e segnando anche in una serata in cui il suo parafulmine Ibra non sembra proprio determinante, forse stanco, di certo molto poco mobile e meno ispirato delle uscite precedenti. Ma ormai il croato è lanciato e diventa in ogni caso l'uomo chiave di un Milan che in qualche occasione ritrova persino Paquetà, rilanciato titolare dall'improvviso forfeit di Calhanoglu (bloccato da guai muscolari), ma incomprensibilmente fischiato quando viene sostituito dopo un'ora di gioco. Come se di questi tempi a San Siro fossero abituati a veder giocare tutti i giorni Kakà o Gianni Rivera...
Milan-Torino però è poca cosa: l'altra faccia del MiTo è questa. Mentre Juve e Inter tra alti e bassi si avviano comunque alla sfida scudetto, il Diavolo e i granata viaggiano contromano in una sfida da centroclassifica che fa fatica a decollare. Anzi il Milan sembra quasi adeguarsi al livello degli avversari, perché il primo tempo rossonero non è certo una fotocopia di quelli visti contro Inter e Juventus. Il povero Toro reduce da quattro sconfitte e da qualche disfatta non ispira grandi ritmi e il Milan nei primi 45' trova poche soluzioni. Almeno fino al gol che spariglia la serata.
Nella ripresa finalmente un lampo di Ibra rischia di far venire giù San Siro: un tocco al volo delizioso che sfiora di poco l'incrocio dei pali. Mentre Castillejo getta malamente via la palla del possibile 2-0. Pioli trova anche il coraggio di far debuttare Gabbia quando si deve arrendere Kjaer e il giovane stopper in coppia con Romagnoli basta ad ingabbiare un Belotti sempre più spento, autore di un innocuo colpo di testa e nulla più.
Alla lunga il Milan cala, difende a denti stretti il gol che vale comunque il sesto posto appaiato a Verona e Parma, non riesce a chiudere la partita, rischia di farsi rimontare come gli è successo nelle ultime uscite. Ma il Toro, nonostante l'innesto di Zaza, non è l'Inter e nemmeno la Juve. In fondo fa parte anche lui dell'altra faccia del MiTo.
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