L'annuncio è arrivato ieri sera. E con l'annuncio è partita la campagna social del Milan per rendere ufficiale la notizia del ritorno, dopo 7 anni giusti, di Zlatan Ibrahimovic al Milan. Lo sbarco in Italia è previsto per giovedì 2 gennaio, cui seguiranno le visite mediche prima di depositare i contratti in Lega con le firme, la presentazione pubblica a San Siro è per il pomeriggio di Milan-Samp, lunedì 6 gennaio. La scelta del numero della maglia è l'ultimo dei dettagli: c'è chi suggerisce di preparargli il numero 1, dovesse andare sul tradizionale potrebbe prendere il numero 11, identica numerazione del 2010.
Ibra si è presentato alla sua maniera. Appena un paio di frasi per lanciare la sua nuova sfida: «Sto tornando in un club che rispetto enormemente e in una città che amo. Lotterò con i miei compagni per cambiare il corso di questa stagione e farò di tutto per centrare i nostri obiettivi». Ci sono dentro due chiavi di lettura molto intriganti: 1) la città di Milano ha avuto un ruolo essenziale nella decisione; 2) è pronto a risalire la china e a tentare di riportare il club in zona Europa league. Solo uno come Ibra poteva pensarlo e prometterlo. L'operazione ha diviso la platea in due partiti: i tifosi sono entusiasti, ne è testimonianza l'ibromania registrata nello store rossonero del centro. Chi l'ha conosciuto bene, ne ha tessuto le lodi. «È un giocatore dominante» il parere di Umberto Gandini. «È uno fuori dal normale» la frase di Ariedo Braida. Ma sono numerosi anche gli scettici che puntano su due cavalli di battaglia: l'età di Ibra, 38 anni compiuti a ottobre e l'esperienza non esaltante degli altri ritorni a casa Milan, in epoca berlusconiana, da Gullit a Shevchenko e Kakà, solo quello di Donadoni fu scandito da brillanti prestazioni.
L'operazione Ibra è la meno costosa e anche la meno rischiosa degli ultimi anni, riferiti alle gestioni di Fassone e Mirabelli prima ed Elliott poi.
Mettiamo in fila costi e rendimento degli attaccanti che sono arrivati a Milanello dalla famosa estate degli atti formali e scopriremo una contabilità inquietante. Il primo della lista è stato Andrè Silva, 38 milioni, a fine agosto in cambio del prestito in Germania è arrivato l'inconsistente Rebic. La stessa sorte è toccata a Kalinic (25 milioni) bruciato dopo poche settimane, autore di clamorosi gol mancati, e adesso finito sulla panchina della Roma.
Leonardo tentò il colpo di teatro ottenendo dalla Juve il prestito con diritto di riscatto di Gonzalo Higuain: altro flop. Partito lui per Londra, a gennaio di quest'anno è arrivato Piatek che con Gattuso ha vissuto un semestre felice ma è poi rimasto intrappolato nella crisi dell'era Giampaolo. A luglio scorso l'ultima scommessa, Leao, pagato 30 milioni circa. La morale è che queste operazioni sono costate la bellezza di quasi 140 milioni: 140 milioni senza riuscire a trovare un centravanti fatto e finito!
Ibra avrà anche 38 anni ma è il miglior bomber dell'ultimo decennio milanista con 56 gol in 85 presenze (più 24 assist per gradire).
Darà una sveglia durante gli allenamenti, sarà la musa ispiratrice per qualche altro sodale, costringerà Suso a cambiare registro e ad abolire probabilmente la seconda e terza finta. Facesse qualche gol in più, colmerebbe la lacuna più evidente dell'attuale compagnia.
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