Milano bella a metà contro Cremona sfida Avellino per il trofeo mai vinto

Reggio trionfatrice nel 2015 fuori con un tiro da 3 di Ragland a 2'' dalla fine

Oscar Eleni

Milano Dal limbo per la mancata Olimpiade il basket torna con la supercoppa che Milano non ha mai vinto e che stasera vorrebbe conquistare nella finale contro Avellino dopo aver sofferto 2 tempi con Cremona (50-52) volando via nella seconda parte per un nitido 109-87 che è verità assoluta.

La cosa non sembra esaltare o preoccupare i giocatori dell'Armani e anche chi sta intorno. Non tanta gente, per la verità, e tutti gli occhi sono su Ale Gentile, degradato, barbuto, con l'occhietto vivace soltanto alla fine. Non è più il capitano e molti si domandano il perché sapendo benissimo il motivo. Ora si potrà discutere sulla tempistica che ha portato Cinciarini ad essere il capociurma di una squadra tutta vestita di tricolore (scudetto, coccarda, fasce laterali della maglia), ma questi finti tonti, anche ex giocatori, fanno tenerezza. Cosa avrebbe dovuto fare Milano con un capitano che le ha detto me ne vado dopo aver vinto lo scudetto? Uno su cui era stato costruito tutto, cambiando giocatori, allenatore. Lui cercava un posto sotto altri soli. Non lo ha trovato. Chi aveva giocato ogni carta su questo talento può essersi sentito tradito? Forse sì. Eppure l'ipocrisia fa passare lui per vittima. Comunque sia vedremo come sarà protetta la squadra da una situazione di finta armonia, normale quando si parla di aziende e non di gruppi sportivi. Lo si è visto anche contro Cremona, nella semifinale per arrivare oggi ad affrontare Avellino vincitrice (74-72) su Reggio Emilia, detentrice del trofeo, con un canestro da 3 di Ragland a 2"1 dalla fine.

Armani con tutto e di più, la Vanoli di Socrate Pancotto tutta nuova sulla collina: con il tiro da 3, 11 su 16, nei primi 20' ha strappato il sipario dietro al quale l'Emporio voleva ancora nascondersi. Certo andare al riposo sul 50-52 per una squadra che doveva imporre la sua superiorità cominciando dalla difesa fa venire qualche dubbio. Avversari come piume, sarà sempre così in Italia contro chi non può perdere, impossibilità di inserire marce alte. Dover girare tutti gli uomini fa trovare con fatica il quintetto per schiacciare l'avversario. Certo siamo in preparazione, campionato fra una settimana, coppa, con 30 partite, durissime dal 20 ottobre. Non più di 2000 persone a vedere la nuova Armani dei sei italiani, due (Latorre e Fontecchio sono però in borghese come Macvan). Cremona punge e vola. Sotto di uno (29-28) dopo 10' quelli dove Gentile è entrato in quintetto, 2 punti. Ma il tiro da tre esalta la Vanoli all'intervallo.

Repesa perde la voce, ma non la bussola. La squadra reagisce: difesa dura, attacco senza svolazzi: 18-2 in 5'. Partita in ghiacciolo e finale in mano. Simon trascina, Dragic dà elettricità, McLean peso, Cinciarini coesione, Pascolo la nuova frontiera. Cremona, come capiterà a tutti in Italia, si rende conto che basta calare d'intensità e si finisce gambe all'aria anche se Raduljica sta in panchina con una caviglia dolente, anche se non tutti marciano al massimo: 77-61 dopo 30', parziale di 27-9.

Stasera alle 18,15 finale contro Avellino per vincere un trofeo mai conquistato. Per Repesa altre verifiche, cercando nella testa e nella difesa le medicine, per Sacripanti la possibilità di un'altra finale lui che ha vinto la supercoppa con Cantù nel 2003 battendo la Benetton a Treviso.

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