Quante risorte nel campionato dato defunto

di Tony Damascelli

Finché c'è Juve, questa, c'è speranza, per le altre. Parola di Allegri: «Ho perso uno scudetto quando avevo sette punti di vantaggio e alla fine ero dietro di quattro». Il fatto avvenne nel campionato duemila undici-dodici e, se limitiamo alle ultime otto partite, il Milan raccolse 16 punti, perdendo il derby, mentre la Juventus di Conte fece quasi il pieno con 22, arrivando al totale di 84 contro gli 80 dei rossoneri. Dunque il precedente è tutto di Allegri medesimo, a Torino cercano amuleti e forse alternative mentre le cosiddette inseguitrici preparano la tabella scudetto anche perché la Juventus va a pezzi e potrebbe sfasciarsi del tutto se dovesse perdere la prossima sfida con l'Atalanta. I segnali di cedimento ci sono, inutile insistere, tanto Allegri proseguirà per la sua strada, un po' contorta ma sempre strada che tornerà a essere un rettilineo.

Ma, allora, perché no la Roma? Vince non giocando bene ma ha ritrovato un attaccante come Dzeko che fino a due mesi fa sembrava il parente. Dovrà rinunciare a Salah per la coppa d'Africa, questo è l'eventuale guaio. Se Spalletti non si guarda troppo allo specchio e non parla come un ayatollah, la squadra giallorossa può rialzarsi definitivamente dopo l'umiliazione di champions. Deve vincere il derby domenica poi si vedrà. Ma se dovesse perdere ecco che la Lazio prenderà a volare, come la sua aquila, bella, fresca e inattesa, pronta ad approfittare di distrazioni altrui. Idem per il Napoli a patto che non pasticci ancora come ieri col Sassuolo. Anche in questo caso soltanto la genialità dell'allenatore (Sarri come Allegri e Spalletti) può rovinare il disegno. Il Milan può essere il maggiordomo omicida. Nemmeno i cinesi avrebbero puntato un fen, che è la moneta più piccola, sulla stagione da sol levante del Milan ma così vanno le cose e Montella, senza spacciare football, sta raccogliendo il massimo con il minimo sforzo. Ci sarebbe anche l'Inter, sempre che decida di essere qualcosa di serio e definitivo, ci sarebbe, anzi c'è, comunque, l'Atalanta di Gasperini e Percassi, una mina vagante, non come il Leicester di Ranieri ma come il Verona di Bagnoli.

Viva la serie A, dunque.

Tutto questo perché il campionato, dato per defunto, pronto alla sepoltura, di colpo si è svegliato, qualcuno spera nel prossimo incidente della Signora Suicidi i cui titolari hanno deciso di imporre il silenzio alla truppa. Forse per ascoltare meglio il clamore alle spalle. Male ha fatto Allegri a ricordare il duemila e dodici. Il suo.

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