Alla roulette della Sanremo. "La corsa più democratica"

Torna la classicissima di primavera del ciclismo. Pozzato: "Gara aperta a tutti, la meriterebbe Sagan...". Ma l'iridato deve curare Demare, Gaviria e Degenkolb

Alla roulette della Sanremo. "La corsa più democratica"

L'aria profuma già di primavera, e la Sanremo è lì a ricordarcelo, ogni anno, con precisa cadenza. È il simbolo della primavera del ciclismo che esce dal letargo, anche se da mesi i corridori sono in giro per il mondo a correre. Per anni la Sanremo è stata la gara di apertura, oggi non lo è più. Si corre da gennaio e la Sanremo, se proprio vogliamo, è e resta il primo vero traguardo di stagione. Per la serie: fin qui si è scherzato, da oggi si comincia a fare sul serio.

L'Italia del pedale non la vince dal 2006 (è il digiuno più lungo, dopo quello che è andato dal '53 Petrucci al '70 Dancelli, ndr), con Filippo Pozzato, che oggi si tufferà nuovamente nella mischia per la quattordicesima volta in carriera. Per il vicentino è «la corsa più democratica e ed elitaria che ci sia. Democratica perché è aperta e dà a tanti una speranza di successo. Elitaria perché chi la vince finisce in un albo d'oro di assoluto valore. E può essere quindi considerato un corridore vero, un autentico campione», spiega il 35enne corridore vicentino.

Gli azzurri non partono con i favori del pronostico. Il momento, per il pedale italiano, non è certamente dei migliori. Non abbiamo più un team di World Tour, le corse diminuiscono, Nibali e Aru sono un po' indietro di condizione e il nostro movimento sta vivendo un delicato cambio generazionale che al momento non fa intravvedere un corridore che possa dare garanzie di successo nelle classiche di un giorno come hanno saputo fare in tempi recenti i vari Paolo Bettini o Michele Bartoli, Mario Cipollini o Alessandro Petacchi.

Partiamo con la speranza Sonny Colbrelli. Il 26enne portacolori della nuova Bahrain Merida di Nibali, alla Parigi-Nizza ha vinto una bellissima tappa sotto la tormenta ed è sicuramente la freccia azzurra più credibile. In un arrivo in volata con i vari Demare, Bouhanni, Sagan e Gaviria (l'altro ieri è caduto, e il colombiano è piuttosto acciaccato, ndr) il bresciano parte certamente battuto. Ma se la corsa sarà dura, veloce e selettiva, qualche chances da giocarsi ce l'avrà anche lui.

Poi c'è il 22enne Gianni Moscon, talentino al suo secondo anno da professionista, che certamente dovrà pilotare il suo capitano Elia Viviani in caso di volata, anche se il trentino della Sky per la quale corre, potrà provare ad anticipare l'azione magari sul Poggio - al pari dei suoi due compagni di squadra Kwiatkowski e Stannard.

«Noi italiani partiamo in seconda e terza fila dice Pozzato -, ma in una corsa come la Sanremo può davvero succedere di tutto. Guai trascurare gente come Oscar Gatto, Daniele Bennati, Fabio Felline o Diego Ulissi. Sono tutti corridori che hanno le caratteristiche per poter inventare qualcosa di buono, soprattutto sul Poggio. L'importante, però, è avere buone gambe dopo sei ore abbondanti di corsa e indispensabile sarà anche avere una discreta dose di fortuna, perché senza quella non si va da nessuna parte. Se mi sento pronto per il bis? Io mi sento bene e soprattutto amo la Sanremo. Se mi capiterà l'occasione non tirerò di certo i freni».

Se poi gli si chiede chi sia per lui l'uomo da

battere, Pippo non ha dubbi: «Peter Sagan ha una condizione invidiabile dice e un talento smisurato. Non l'ha ancora vinta, e sarebbe giusto che la vincesse».

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