Ieri pomeriggio Elisa Rigaudo si allenava, sulle strade di Cuneo, per prepararsi alla marcia di sabato. Ha saputo dello stop di Schwazer da Il Giornale. «Non ci credo - la prima reazione della marciatrice -. Finché si allenava con Sandro Damilano, il mio coach, posso garantire che non aveva mai preso alcuna sostanza. Ha sempre costruito i successi grazie al fisico, alla particolarità del basso numero di battiti cardiaci».
A Pechino 2008 lei vinse il bronzo, Schwazer l'oro.
«Medaglie costruite veramente con la fatica. Alex rappresentava tantissimo per la mia specialità e l'ambiente, era un grande campione, non doveva finire così: fa male allo sport italiano, come esempio».
Il collega Giorgio Rubino lamentava il silenzio sul forfeit alla 20 km...
«Alex è sempre stato così, un orso altoatesino. Talvolta neanche la mamma riusciva a comunicare con lui».
Tre anni fa si ritirò al mondiale di Berlino, per crampi allo stomaco. Il titolo a cinque cerchi l'aveva oppresso psicologicamente?
«Non sarebbe una giustificazione.
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