La sfida dei telecronisti diventa un videogame

Non solo mondiali Per chi non ne avesse abbastanza... Mediaset e Sky prestano Pardo e Caressa per i commenti del calcio virtuale

La sfida dei telecronisti diventa un videogame

C'è un calcio vero, quello dello stadio, oggi raccontato, illustrato, passaggio per passaggio, da mille voci, cronisti, tifosi, faziosi. C'è poi un calcio virtuale, trattasi di videogioco. Va fortissimo, piace ai bimbi e ai diversamente giovani. Un tempo si fingevano radiocronache spingendo con un dito le biglie di vetro o di plastica, muovendo un pallino di plastica con le figurine di Bozzao o Del Sol. Riappare il calciobalilla ma è roba da dopolavoro aziendale, centro commerciale o caserma.

Il sogno infantile oggi non ha più senso, Pro Evolution Soccer 2015 e Fifa 15, sono i tavoli verdi ai quali accomodarsi e trascorrere il tempo, anzi due, di una partita di football. Tavoli con video, monitor, schermo, può essere computer, tablet, cellulare, tutto serve per il trastullo.

Non è calcio vero ma è roba seria, le voci non sono mille ma due, conosciute, identificate, identificabili. Pier Luigi Pardo, accompagnato dall'improbabile Stefano Nava, se la gioca e ce la dice, su Fifa 15. Fabio Caressa, divorziato da Bergomi, terzino, sorry, esterno basso o terzo di difesa, sostituito dall'ex portiere Marchegiani, Caressa, dicevo, si esibisce su Pro Evolution Soccer 2015.

E' la vendetta di Pardo la cui azienda, Mediaset, non aveva i diritti del mondiale brasiliano e qui si scatena, Pardo e non Mediaset, come sa e fa. Caressa, nella parte ormai di se stesso, reduce dalle narrazioni della coppa del mondo, regala il suo dizionario e le sue pronunzie.

E' un bel derby. Il racconto del gol passa da Carosio e Ciotti a una coppia decisamente diversa, nel senso antico e buono dell'aggettivo. Non ci sono certamente né «a Dio piacendo, ci faremo ora un uiscaccio» o «in Bologna-Internazionale si onora in pari tempo la memoria di Renato Dall'Ara mancato alla stima e all'affetto degli sportivi italiani, mancato mercoldì scorso in Milano..» (il grandissimo Nick) o «..Ventilazione inapprezzabile, spalti al limite della capienza…» oppure «..e ora la volta di Alberto Camerini che dovrebbe fare ritorno nei medesimi…» (il leggendario Sandro al festival di Sanremo). Cambiano tempi, persone, personaggi, resta il football, Pardo e Caressa sono romani di accento, milanesi di domicilio; Pier Luigi è stato paragonato, non soltanto per la stazza, a "bisteccone" Galeazzi, questa è una nota di merito, perché il Giampiero giornalista d'antàn era presente, verace, conoscitore e non soltanto frequentatore di spogliatoi e affini, prima di dedicarsi a varie ed eventuali. Pardo, piuttosto, si lascia andare da un «eh, sci dica, sci dica» di Lello Bersani memoria, altro illustre rappresentante del giornalismo della capitale. Caressa è come una ditta di elettrodomestici, non ha paragoni. Si fa prendere dal tifo, nel senso di passione per il gioco; l'enfasi, a volte, lo porta a introduzioni declamatorie da compito in classe o da baci perugina; gli piace frequentare le lingue, alla voce pronunzia, per dimostrare conoscenza e competenza, interpreta gesti, leggeri movimenti labiali, decifrando e spiegando ogni dettaglio, a suo dire. Esagera, con perfidia, nelle critiche ai calciatori che però non devono fare parte della tribù del nostro campionato.

In questo anche Pardo non svolge mai il ruolo di censore per fatti e misfatti dei giocatori che lui stesso definisce "sso braavi ragazzi". Tengono famiglia ed è meglio non compromettere rapporti. Preferiscono l'elogio, la giustificazione, la morbida censura che invece diventa denuncia clamorosa quando riguarda "il sistema". Peccato perché il Carosio e il Ciotti di cui sopra, per dire anche Beppe Viola, sapevano giocare con le parole speziate anche con gli amici, conoscenti e compagni di avventura. Ma non è il caso di rimpiangere e di vivere di nostalgia. Il tempo fugge, sull'out, nelle transizioni, là dove c'è densità, nell'uno contro uno, game over. Chi vuole giocare con Pardo e Caressa ne ha la facoltà. Buon divertimento, soprattutto senza superspot.

Post scriptum: Pardo e Caressa, come altri personaggi e interpreti della tivvù, specificatamente nel mondo del calcio, sono facile oggetto di ironia, derisione, cazzeggio sui giornali quotidiani.

A quando una rubrica dei vari Di Pollina, Grasso, Martini, Bottura sulle perle dei colleghi della stampa scritta, in particolare della loro testata? Potrebbero pensarci gli stessi Pardo e Caressa e non per gioco virtuale.

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