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La Signora e quell'ultimo gol per tre Sivori, Boniek, Inzaghi gemelli di oggi

Il 14 aprile l'addio alla rete in bianconero per i grandi ex

La Signora e quell'ultimo gol per tre Sivori, Boniek, Inzaghi gemelli di oggi

Omar Sivori, Zbigniew Boniek, Pippo Inzaghi. Certamente fuoriclasse il primo. Splendido lottatore e agonista il secondo. Implacabile bomber il terzo. Tutti e tre con una storia bianconera importante. Tutti e tre accomunati dall'avere segnato il loro ultimo gol con la maglia della Juventus il 14 aprile. Ovvero l'oggi di qualche anno fa: 1965 l'argentino, 1985 il polacco, 2001 l'attuale allenatore del Benevento.

Data importante, insomma. E tre storie particolari. Di tre personaggi dotati di grande personalità. Sivori aveva formato il Trio Magico con Boniperti e Charles, Boniek era lo scudiero di Platini, Inzaghi il partner di Del Piero con il quale non sono sempre state rose e fiori. «Stravedevo per la cattiveria e la scaltrezza di Sivori ha raccontato Lippi - Non si faceva mai picchiare da nessuno. Anzi, al massimo succedeva il contrario». Il che, per un attaccante, è a dir poco strano. Il 1965 fu, in ogni caso, l'anno in cui il suo rapporto con la Signora si deteriorò definitivamente: troppo complicati i rapporti con Heriberto Herrera, troppa la disciplina richiesta. Così a fine stagione se ne andò al Napoli, non prima di avere vinto tre scudetti e altrettante Coppa Italia: la sua ultima rete bianconera la realizzò al Lokomotiv Plovdiv in occasione dello spareggio degli ottavi della Coppa delle Fiere, poi vinta dal Ferencvaros che batté in finale a Torino, per di più - la stessa Juventus.

Venti anni dopo, Boniek. Il bello di notte, come lo aveva soprannominato l'avvocato Agnelli per esaltarne le prestazioni nelle serate di Coppa. Juve-Udinese 3-2: doppietta del polacco, capace anche di servire l'assist per il gol di Koetting prima che Zico segnasse su punizione nel finale. Con Trapattoni in panchina e un campionato senza squilli (sesta, alla fine), la Juve in quella stagione aveva già vinto la Supercoppa (2-0 al Liverpool: doppietta, guarda caso, di Zibì) e avrebbe poi vissuto la tragedia dell'Heysel nella finale di Coppa Campioni più assurda e tragica della storia. Quindi, l'addio alla città della Mole, l'approdo a Roma e il ruolo di anti-juventino che ha portato la società a rimuovere la stella inizialmente dedicatagli allo Stadium.

Infine, Inzaghi. Anche lui non troppo amato (eufemismo) dal popolo bianconero dopo essersi trasferito al Milan. In quel 14 aprile 2001 segnò il momentaneo 2-0 al Milan (match poi terminato 3-1), vittoria che però non bastò per impedire alla Roma di vincere il tricolore. Campionato particolare, quello: deciso in pratica dallo scontro diretto al Delle Alpi giocato il 6 maggio, quando la Roma rimontò dallo 0-2 al 2-2 grazie a Nakata e Montella.

Dopo quattro anni (uno scudetto e una Supercoppa italiana), Superpippo infine trovò la felicità in casa del Diavolo.

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