Cercasi aiuto. Più o meno disperatamente. Per la Juventus di Maurizio Sarri. Il quale, dopo il ko di Verona, è parso in difficoltà. Certamente spaesato. Perché la terza sconfitta in campionato è arrivata in maniera inattesa: al cospetto di una squadra delle quale si può dire tutto il bene che si vuole, ma che resta pur sempre una neopromossa che aveva sulle gambe anche una partita infrasettimanale e che invece ha viaggiato a mille all'ora dal primo all'ultimo minuto.
«Con la testa si comanda la tattica - l'analisi del tecnico bianconero -. Se non si è al cento per cento della condizione mentale, il fisico non può rispondere al top: è tutto collegato. Dobbiamo capire che vincere non è scontato. Bisogna farsi entrare nella testa che si deve lottare e "sporcarsi" di più e non avere cali di attenzione». Tipo quelli che hanno portato gli scaligeri a trovare il pareggio, dopo la doppia sciocchezza firmata da Bentancur e Pjanic: certamente colpevoli loro, ma altrettanto di sicuro colpevole una difesa distratta e meno ermetica di una volta. Le 23 reti subite in altrettante partite sono lì a certificare che il sistema difensivo non funziona, inutile girarci troppo intorno. In questo, il prossimo rientro di Chiellini dovrebbe e potrebbe aiutare: senza dimenticare che sei mesi di assenza non sono uno scherzo, la sua leadership e la sua durezza serviranno eccome.
«La squadra si allena nella maniera giusta, ma in partita non riesce a tirare fuori tutto il proprio potenziale. Speriamo che qualcuno mi aiuti». Detto così. Tutto d'un fiato. Chiedendo un supporto. Un appiglio. Un qualcosa cui aggrapparsi per poi ripartire. Il che, con il Milan di Coppa Italia giovedì e la Champions quasi dietro l'angolo (26 febbraio, l'andata contro il Lione), non pare proprio il massimo. È una Juve insomma in difficoltà, oltre quello che dice la classifica. Ancora a metà strada tra l'Allegri che fu e il Sarri che non è. Con un mercato che non l'ha aiutata. E scelte di modulo che non possono essere decisive: se c'è Douglas Costa si va con il tridente, altrimenti spazio al trequartista. Che però rimane scelta raffazzonata, non avendo convinto né Bernardeschi né Ramsey e neppure Dybala, visti gli scompensi tattici.
«Non è un gruppo costruito per giocare con un solo modulo - ancora Sarri -. Ci adattiamo, a seconda delle partite e della condizione fisica dei singoli». Risultato: se tutto andasse bene, potrebbe essere un vantaggio perché si valorizzerebbero le varie risorse e non si darebbero punti di riferimento agli avversari. Così, invece, si ha il senso dell'incompiutezza e di idee estive confuse che hanno portato alla costruzione di una rosa incongruente.
Rischia insomma di non bastare nemmeno un Ronaldo da dieci partite consecutive a segno: paradosso assoluto, ecco.
Con, in più, uno scenario futuro dove non mancano le incognite: vero che è già stato acquistato Kulusevski, vero però anche che per svecchiare la rosa e renderla davvero "sarriana" si dovrebbe mettere mano a una mezza rivoluzione. Chissà.
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