Tre punti sofferti più del previsto per l'Uruguay, che riesce ad abbattere il muro egiziano solamente allo scadere grazie a un colpo di testa del centrale Gimenez, il migliore dei suoi assieme al compagno di reparto Godin. Un dato che la dice lunga sulla prestazione degli uomini di Tabarez. Chi si aspettava una Celeste 2.0, rinfrescata sotto il profilo del gioco dagli innesti delle nuove, talentuose leve, ed è rimasto deluso. A tradire i charrua non sono stati però solo gli acerbi Bentancur e Nandez, ma i bomber Cavani e Suarez, con quest'ultimo a divorarsi tre nitide palle gol. La prima al 25', quando ha impattato malamente a pochi passi dalla porta spedendo il pallone sull'esterno della rete; a inizio e metà ripresa invece si è trovato per due volte a tu per tu con Elshenawy, facendosi sempre ipnotizzare dal portiere egiziano. Quest'ultimo, alla quarta presenza tra i pali dei Faraoni (ha debuttato lo scorso 25 maggio contro il Kuwait), ha mostrato a più riprese la bontà della scelta di Cuper, negando al minuto 83 il gol a Cavani con uno splendido tuffo. Rispetto a Suarez, Cavani è stato meno impreciso al tiro, ma per lunghi tratti della partita si è estraniato. Entrambi gli attaccanti non sono stati aiutati da una manovra in difficoltà nel creare superiorità numerica (a dispetto di qualche buona sovrapposizione di Caceres) e incapace di andare oltre trame di gioco scolastiche.
Celeste in completo bianco ma grigia nell'animo, per merito anche di un Egitto compatto e ben messo in campo da Cuper, costretto a rinunciare a Salah, il quale visto quanto prodotto dai compagni di reparto, quasi mai in grado di impegnare Muslera rappresenta oltre l'80% dell'attacco. I Faraoni sono però riusciti a incartare la partita dei sudamericani, guidati in mediana da un ottimo Elneny, che il Basilea portò in Europa proprio assieme a Salah. Ma è quest'ultimo l'uomo che fa vincere le partite, il primo al massimo può non farle perdere. Dopo il disastro Arabia Saudita, l'Egitto è quantomeno riuscito a ridare spessore al calcio arabo, onorando il proprio ritorno al Mondiale dopo 10.221 giorni di assenza.
Anche la dea bendata sembrava aver preso in simpatia gli africani, visto il palo che al minuto 89 aveva respinto una superba punizione di Cavani dal limite dell'area.
Un minuto più tardi, però, sempre da un calcio piazzato, è arrivato lo stacco vincente di Gimenez. Gioca nell'Atletico Madrid di Simeone e le partite da sangue, sudore e lacrime sono il suo pane quotidiano. L'Uruguay non vinceva una gara d'esordio al Mondiale dal 1970.
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