«La nostalgia è la sofferenza provocata dal desiderio inappagato di ritornare». Un desiderio che, seguendo la celebre citazione del drammaturgo Milan Kundera nella sua «L'ignoranza», pare aver contagiato diversi calciatori in questa sessione estiva di calciomercato. Si ripresentano nel nostro campionato dopo più o meno lunghe esperienze all'estero, richiamati da un'innata nostomania di serie A. Per un Modric che non è arrivato, ci sono stati almeno 10 inattesi rimpatri di alto profilo.
Il Torino ha riportato a casa dalla fuga spagnola Roberto Soriano e Simone Zaza, strappato alla Samp. Il centrocampista non ha mai trovato con il Villarreal la stessa continuità mostrata con la Sampdoria, soprattutto tra il 2014 e il 2016. L'attaccante è reduce da una brillante stagione al Valencia e torna nella città che aveva salutato due anni fa, quando vestiva la maglia della Juventus. Un colpo a effetto lo ha piazzato il Parma, che si è assicurato con un triennale l'ivoriano Gervinho. L'ex attaccante della Roma in Cina non si è mai ambientato e ha voluto sfruttare l'offerta emiliana per rientrare in un campionato che lo ha visto esaltarsi tra il 2013 e il 2015. Un «cavallo di ritorno» imprevedibile e imprevisto.
In realtà i primi, in ordine di tempo, ad aprire il valzer dei rientri sono stati due ballerini prestati al calcio: Javier Pastore, che con dribbling danzanti ed eleganza aveva fatto innamorare i tifosi del Palermo ben otto stagioni fa, e Kevin-Prince Boateng, che aveva festeggiato l'ultimo Scudetto vinto dal Milan esibendosi in un moonwalk degno del miglior Michael Jackson. L'argentino ha scelto la Roma, dopo otto stagioni decisamente vincenti a Parigi. A 29 anni compiuti, voleva ritornare in Italia, Paese ricco di suoi estimatori, per strappare l'ultimo contratto importante della carriera. Il trequartista ghanese, galvanizzato da due ottime stagioni in Spagna (Las Palmas) e Germania (Eintracht Francoforte), sentiva da tempo il richiamo della penisola. Il Sassuolo gli ha dato la possibilità di riavvicinarsi alla sua amata Melissa Satta. Avventura stimolante, in nuovo ruolo da leader di una società da sempre ambiziosa.
L'Inter di ex espatriati nel Belpaese ne ha riportati addirittura due. Sime Vrsaljko dall'Atletico Madrid e Keita Balde dal Monaco. Il terzino croato, vice-campione del mondo in Russia, è stato plasmato e migliorato cholisticamente da Diego Simeone, prima di sposare il nuovo progetto interista. Il senegalese non ha mai dimenticato il campionato che lo ha reso un giocatore vero e apprezzato. Con la Lazio, due stagioni orsono, aveva messo in mostra tutto il suo potenziale. Con Spalletti potrebbe riesibirlo, cancellando le scorie di un'annata tormentata nel Principato monegasco. Pur giovane, Keita non ha resistito e alla prima vera opportunità di tornare, ha colto l'attimo, accettando l'offerta nerazzurra. Nostalgico come lo erano i talentuosi Mario Pasalic (Atalanta) e Joaquin El Tucu Correa (Lazio). Il primo chiamato a vestire i panni del Cristante a Bergamo, il secondo selezionato da Inzaghi e Tare per sostituire Felipe Anderson. Entrambi ancora innamorati dell'Italia e del suo calcio, entrambi consapevoli dell'appeal di cui gode ancora questo torneo.
Ha riabbracciato il nostro campionato anche Albin Ekdal.
Scoperto dalla Juventus, con esperienze formative tra Siena, Cagliari e Bologna, il centrocampista svedese ha lasciato dopo quattro stagioni l'Amburgo per vestire la maglia blucerchiata della Sampdoria e ritrovare quel Marco Giampaolo che proprio a Siena, nel 2009/10, lo aveva lanciato. Più che nostalgia e malinconia, una storia di amicizia e stima professionale, avvalorata dal costante desiderio di ritornare.
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