La stampa ticinese non vuole consoli svizzero-tedeschi in Italia

La stampa ticinese non vuole consoli svizzero-tedeschi in Italia

La stampa ticinese lo sta già rimpiangendo. Per Marco Cameroni, console generale della Svizzera a Milano, ieri è stato l’ultimo giorno di lavoro nel suo ufficio di via Palestro. Ticinese, 61 anni, ha rappresentato la Confederazione per sei anni nel Nord Italia. Ora il suo mandato si è concluso: tornerà a Berna a metà novembre, dove coordinerà la politica culturale del dipartimento degli Affari Esteri. A Milano sarà sostituito da David Vogelsanger, 51 anni, di Sciaffusa.
Origini svizzero-tedesche che hanno già fatto storcere il naso ai quotidiani ticinesi. Abituati ad avere negli ultimi anni ai vertici della rappresentanza diplomatica in Italia due ticinesi - oltre a Cameroni, anche Alexis Lautenberg, ex ambasciatore a Roma –, le nuove nomine non piacciono proprio in Ticino. Pure nella capitale, al posto di Lautenberg, trasferito a Londra, c’è un altro svizzero-tedesco, l’ambasciatore Bruno Spinner.
In pratica un’altra spina nel fianco. Insomma, per la stampa ticinese i diplomatici di lingua italiana erano una garanzia. Come se solo uno svizzero-italiano potesse rappresentare al meglio in Italia la Confederazione. È così? «Vogelsanger parla un buon italiano e conosce bene il Ticino – dice Cameroni –. È molto motivato, farà sicuramente un buon lavoro».
È vero però che lavorare nella propria lingua madre è un vantaggio. «Effettivamente mi ha agevolato il fatto di essere ticinese – aggiunge il console -: sono cresciuto a Chiasso, sono sempre stato un uomo di frontiera, consapevole della storia e degli interessi comuni tra Ticino e Lombardia. Ma i diplomatici svizzeri promuovono gli interessi e le culture di un Paese multiculturale e multilingue. Non rappresentano solo il Cantone da cui provengono, ma tutta la Svizzera. Vogelsanger saprà sorprendere tutti».
Del resto c’era chi nutriva qualche dubbio anche nei confronti di Cameroni. Ex giornalista televisivo, nel 1990 a capo del Servizio stampa e informazione del dipartimento federale degli Affari Esteri, nel 1999 ha iniziato la carriera diplomatica a Milano. Dando il via a una formula di diplomazia improntata per lo più sugli aspetti culturali. Nel corso di questi sei anni sono state organizzate 94 manifestazioni, ben inserite nel contesto milanese.
Il consolato non si è, difatti, lasciato sfuggire ricorrenza importante della città, considerata una vetrina da «sfruttare» per dare visibilità alla Svizzera. Quando a Milano c’era un grande evento, ecco che spuntava un’iniziativa elvetica collaterale.
Come per le celebrazioni del centenario della morte di Giuseppe Verdi, nel gennaio del 2001, quando fu proiettato «Il Bacio di Tosca», documentario del regista elvetico Daniel Schmid, girato nella casa di riposo per musicisti voluta da Verdi in persona. Oppure, in occasione della riapertura del Teatro alla Scala, è stato realizzato un numero speciale della rivista ticinese «Arte e Storia», dedicata ai rapporti tra Milano e la Svizzera.
Insomma, Cameroni non ha perso occasione per ricordare ai milanesi che tanti svizzeri più o meno celebri – Francesco Borromini, Luigi Canonica, Carlo Maderno e Domenico Trezzini – hanno lasciato un’impronta in Italia e in Europa. «Ho tentato di far emergere un’altra Svizzera, lontana dai cliché di Heidi, della mucca, della cioccolata, del formaggio e della cassaforte – dice Cameroni –.

Ho voluto sottolineare l’immagine di una Svizzera dove albergano il sogno, il gusto del rischio, la ricerca, l’innovazione, la fantasia e la creatività».

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