La stanza di Mario Cervi

Stimatissimo signor Mario Cervi, sono un vecchio artigiano, innamorato del proprio lavoro. Oggi la società ha decretato la fine dei mestieri, ci serve l’intervento del Wwf per scongiurare l’estinzione. Tutto nasce dalla difficoltà che gli imprenditori hanno a risolvere un rapporto di lavoro. Non si può licenziare un dipendente. Sono così nati i rapporti di lavoro precari, per consentire all’imprenditore di liberarsi di un dipendente scomodo. Come diretta dipendenza di questa precarietà vi è questa situazione. a) Il dipendente entra in azienda senza stimoli, alla sola ricerca di un salario e quotidianamente pensa al futuro lavoro. b) Il datore di lavoro cerca di ricavare il massimo possibile da un dipendente che non sarà riconfermato perché avrebbe un costo del lavoro troppo alto. Così muore l’apprendistato. Si è mai visto un imprenditore licenziare un dipendente collaborativo e fattivo? La manodopera responsabile è il capitale principale di ogni attività. Il suo salario deve essere adeguato all’impegno profuso.

Non mi sembrano concetti astrusi, ma sono combattuti. Nessun politico osa accennarne, hanno il terrore di dire che l’articolo 18 ha fatto il suo tempo. Abbiamo così legioni di nullafacenti e coloro che fanno, fanno poco e male.
Borgo San Dalmazzo (Cuneo)

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