la stanza di Mario CerviI matrimoni civili sono sempre di più. E non c'è da stupirsi

Secondo i dati Istat del 2011 nel nord Italia i matrimoni civili avrebbero superato quelli religiosi. Pero' andrebbero analizzate bene le cause. Oltre alla secolarizzazione dei costumi andrebbe considerata la massiccia presenza, in quelle regioni, della popolazione immigrata che porta ai matrimoni misti celebrati con rito civile. Inoltre molte di queste nozze non religiose sono in realtà secondi matrimoni che spesso non possono essere celebrati con rito religioso.
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Caro Jirsa Ferrari,
lei analizza molto bene il complesso di cause che ha portato, nel nord Italia, al sorpasso numerico dei matrimoni civili nel confronto con i matrimoni religiosi. A me pare indubbio che la secolarizzazione dei costumi sia stata, in questa evoluzione, la causa prevalente. A conferma voglio ricordare un processo celebre, quello in cui, alla fine degli anni cinquanta del secolo scorso, figurò come imputato il vescovo di Prato monsignor Pietro Fiordelli. Il vescovo aveva bollato come «pubblici concubini» e «pubblici peccatori» due giovani - Mauro e Loriana Bellandi - che s'erano sposati in municipio a anzichè in chiesa. Ritenendo diffamatoria l'intemerata del vescovo la coppia lo querelò, e in primo grado il Tribunale di Firenze lo condannò a una multa (condanna poi revocata in appello). La protesta della Chiesa per l'incriminazione del vescovo fu veemente. Seguii quella remota vicenda come cronista giudiziario del Corriere e non mi parve strano, mezzo secolo fa, che nella società italiana la pronuncia religiosa d'un vescovo fosse ritenuta lesiva dell'onorabilità di due cittadini. Una causa del genere sarebbe oggi impensabile. Aveva profeticamente ragione l'allora direttore del Corriere Mario Missiroli quando in un editoriale di raffinata ipocrisia si proclamava difensore della laicità dello Stato. Aggiungendo tuttavia che una sentenza in cui fosse stato riconosciuto il danno subito dai coniugi Bellandi avrebbe attribuito all'autorità ecclesiastica un'influenza enorme, la capacità di screditare qualcuno solo rivendicando legittimamente principi di fede.

Proprio per la separazione dei poteri lo Stato non poteva né doveva interferire sulle pronunce d'un vescovo in materia di religione. La rievocazione del processo al vescovo di Prato fa capire sùbito quanta acqua sia passata sotto i ponti del Tevere e dell'Arno.

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