Rutger Hauer è da mercoledì scorso a Milano per il Festival di cortometraggi, I’ve Seen Films (titolo ispirato dalla sua celebre frase in Blade Runner, «I’ve seen things...»). Dunque non è arrivato per l’anteprima di stasera al Castello Sforzesco del Barbarossa di Renzo Martinelli, dove è protagonista.
«Coincidenza interessante», la definisce con me un Hauer con chioma bionda, abito nero, scarpe da ginnastica nere, più «santo bevitore» (il ruolo nel film di Olmi che ebbe il Leone d’oro) che replicante.
Interessante, ma non tanto da fargli cambiar programma: Hauer aveva fissato la data del Festival mesi prima che Martinelli uscisse dal tormentato biennio cominciato assumendo e ripudiando come consulente storico il medievista Franco Cardini e proseguito nell’ardua lavorazione romena del 2008 e nella post-lavorazione irlandese del 2009.
Romania anziché Tunisia, i soldi largamente pubblici anziché largamente privati ed ecco Barbarossa apparire come il Baarìa del centrodestra, con Bossi anziché Togliatti sullo schermo, ma soprattutto parlante per bocca di Alberto da Giussano (Raz Degan), rivale di Federico di Hohenstaufen, alias Barbarossa.
Dell’imperatore Hauer mi dice che «era il cattivo nelle intenzioni di Martinelli». Era? «Io - mi spiega - ho reso Barbarossa come il replicante in Blade Runner, che eclissava il buono di Harrison Ford». Capita quando si sceglie un attore grande, troppo grande, rispetto all’autore...
Continua Hauer, col più bello dei sorrisi: «È semplicistico mostrare l’imperatore, che era un gigante, come il cattivo. Dalle mie letture risulta che era un genio. E poi nessuno è tutto buono o tutto cattivo: a me interessa ciò che sta in mezzo».
Sulla polemica di Cécile Cassel, l’attrice francese «sorpresa» di essere finita non tanto in un film politico, quanto nel film politico della Lega, Hauer glissa. Lui s’era stupito già, vedendo su un Tg della Rai il suo nome di Hauer scritto sul podio di Pontida dove Bossi parlava. Un frammento del film era infatti stato presentato alla festa della Lega. Ma lui non ha visto cose che voi umani non potete neanche immaginare? Perciò lui sorride: «Bossi? Con la sua storia personale, meriterebbe un film su di sé!».
Quanto ai film, tutti cortometraggi, che Hauer ha portato a Milano (in questo da padano involontario e inconsapevole, ma perciò più naturalmente affine) in questi giorni, sono le opere dei registi di domani. Ne ha scelti 231 - incluso il suo Starfish Tango (Tango della stella marina) - su circa 3.600 ricevuti per la selezione.
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