Stasera c'è Inter-Chelsea Sfida Mourinho-Ancelotti

Mourinho bacia lo stemma del club e dimentica la rabbia. Per la gara di Champions contro gli inglesi la curva gli tributerà un grandioso omaggio. Balotelli c’è. Per Ancelotti stile inglese: "Niente polemiche, penso al Chelsea"

Stasera c'è Inter-Chelsea 
Sfida Mourinho-Ancelotti

Appiano Gentile - «La prima partita è sempre importante, ma è la seconda che decide».
Rieccolo, lo stesso ghigno di Henry Fonda mentre si lavora la Cardinale a cui ha appena freddato il marito. Josè sfoglia il magazine dell’Uefa e aspetta che Lucio finisca di dare risposte controllate e stabilite, la scena è sua, neppure il capitano della Seleçao riceve deleghe speciali, di speciale ce n’è uno: «Sono qui per giocare una partita come sognavo sempre fin da bambino».

Gli hanno già fatto sapere che la curva sta lavorando solo per lui, un trionfo di drappi e striscioni, questa sera San Siro lo venera come a nessun altro allenatore è mai stato concesso, la strizzata pesante della federazione altro non ha fatto che compattare attorno a lui una squadra che lo era già di suo.

Quando ha saputo che doveva venire qui, ha iniziato a studiare l’Italia, non solo l’italiano. Era fine febbraio, l’Inter usciva agli ottavi di Champions contro il Liverpool, quattro mesi scarsi poi è arrivato ci ha spiegato alcune cose, dura ammetterlo, soprattutto per i suoi colleghi. Adesso fa: «Mi chiedete quale clima c’è? Ottimo, neve, sole o pioggia per noi sarà comunque un clima ottimo. E lo sarà anche per il Chelsea perché anche loro giocano sempre per vincere. Non li ho mai visti difendere uno zero a zero, saranno due gare emozionanti, non so come sarà lo spettacolo perché a volte non è all’altezza della qualità delle due squadre ma noi non vogliamo deludere nessuno». Sereno anche se il New York Times, che capisce di calcio come noi di lancio del ferro di cavallo, lo ha giudicato uomo di successo ma rancoroso e contorto, insomma l’ha bollato pure lui.

José non se n’è accorto, così ha parlato tantissimo di Chelsea e Inghilterra. Si capisce facile che lì ha lasciato qualcosa, gli riportano una frase di Drogba che sarebbe pronto a tagliarsi le gambe per lui ma non si commuove: «Perché lo conosco, mi fa sempre piacere sentire che c’è passione per me, questo mi rende orgoglioso, ma so che Drogba è pronto a rompersi tutte e due le gambe per la sua squadra. E questo è un comportamento che ho sempre tentato di inculcare nella testa dei miei giocatori». Li sta facendo giocare all’inglese dall’inizio dell’anno, s’è capito, la metà dei gialli che hanno preso, sono falli che in Premier neppure sarebbero fischiati, quel calcio lo adora, adora i suoi personaggi: «Mi chiedete di Lampard e Terry e vi dico che sono giocatori di cui tutti parlano bene. Mai stanchi, hanno una mentalità forte, lavorano sempre duro».

Parole buone anche per Ashley Cole: «L’ho chiamato, gli ho consigliato di non lasciare la Premier. Vincerò perché conosco il Chelsea meglio del suo attuale allenatore? A volte troppe informazioni non sono un vantaggio. Un nostalgico? Quando mi hanno offerto di diventare il ct dell’Inghilterra ero orgoglioso, ho pensato molto, alla fine ho capito che mi piaceva allenare tutti i giorni e loro hanno fatto la scelta migliore». C’è stato anche un misunderstanding su Ancelotti e un ipotetico clan quando gli hanno riferito una frase: «Lui ha detto che tutta l’Italia tiferà per loro? Magari glielo avranno suggerito...».

Poi Inter con finale scoppiettante. La formazione non è così scontata, José è tornato sul buco in fascia sinistra, ha ipotizzato l’impiego di Cordoba perché Zanetti lo vuole in mezzo: «Lui dà quella intensità tipica delle squadre inglesi, lì in mezzo lui è forte, quello che ci vuole perché a centrocampo ci sarà grande lotta. Il resto è da decidere perché nessuno sa come reagisce un uomo dopo un incidente in automobile. Magari Julio Cesar si sveglia chissà come, con un occhio o due occhi chiusi. E davanti siamo pronti a cambiare le cose se sarà necessario».

Non fa capire chi sceglie ma che nel caso è pronto a schierarne tre, con Balotelli a sorpresa convocato. «Il campionato, le sanzioni? Hai sbagliato conferenza - fa al collega che chiede -. Ma portami un solo arbitro che mi accusi di averlo insultato».

Poi l’apoteosi quando gli fanno notare che sulla sua divisa manca lo scudetto. Lui si guarda e meravigliato fa: «Non c’è, non c’è, me l’hanno rubato». E bacia per la prima volta lo stemma dell’Inter. Non era programmata, da paura.

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