Statuto Bankitalia, per la riforma i tempi si allungano

Non si profilano decisioni rapide anche per i tagli del personale

da Roma

Per la riforma dello Statuto di Bankitalia ci vorrà ancora un po’ di tempo, e certamente la riunione di domani del Consiglio superiore non sarà decisiva. Oggi, nel preconsiglio, i temi della riunione saranno più chiari, a partire dall’ordine del giorno. Il governatore Mario Draghi dovrebbe comunque illustrare le grandi linee di adeguamento statutario alla nuova legge sul risparmio ai consiglieri superiori; successivamente, martedì 4 luglio, Draghi parlerà con i sindacati interni di via Nazionale. Insomma la riforma statutaria si prende i suoi tempi, così come l’auspicata (da alcuni) riduzione del personale della banca e l’avvicendamento ai vertici, a cominciare dalla direzione generale.
Riforma statutaria. Nelle ultime considerazioni, Draghi aveva ipotizzato un’accelerazione della riforma statutaria che deve adeguare la «carta» della banca centrale alla legge sul risparmio. Sarà necessario qualche tempo di riflessione in più. Nella bozza che dovrebbe essere presentata ai consiglieri superiori nella riunione di domani non dovrebbe, per esempio, essere esplicitata la data di uscita dei componenti del direttorio (direttore generale, e i due vicedirettori) prevista dalla legge. Fra gli altri nodi molto delicati, la «vendita» delle quote di proprietà di Bankitalia da parte delle banche private che le detengono. Essendo il patrimonio di via Nazionale «molto più ampio di quanto tutti credano» (parole di un alto esponente della banca, ndr), la questione dovrà essere molto approfondita: la legge concede tre anni per decidere.
Dipendenti e sedi distaccate. La questione della riduzione dei dipendenti e delle filiali è molto delicata, e Draghi ha deciso di agire con l’accordo dei sindacati interni. Fonti interne ricordano che negli ultimi 10 anni i dipendenti sono diminuiti da 9.500 a 7.800: un calo del 15%, che si è accompagnato a una riqualificazione del personale, più laureati e meno uscieri. Quanto alle filiali distaccate, che molti (e forse lo stesso Draghi) vorrebbero ridurre, alcuni ricordano che svolgono attività di alto livello qualitativo, difficilmente sostituibile, a livello locale. Insomma, la discussione è aperta, ma le soluzioni non dovrebbero essere drastiche tranne che per l’Ufficio italiano cambi, che potrebbe anche essere chiuso.
Ricambio ai vertici. Il direttore generale Vincenzo Desario dovrebbe lasciare presto il suo incarico. Tempi e modalità d’uscita saranno concordati fra lo stesso Desario e Draghi.

Per la successione si fa da tempo il nome di Fabrizio Saccomanni, ex funzionario generale di Bankitalia da qualche anno a Londra come vicepresidente della Bers. Ma non si escludono altre ipotesi. Se la scelta fosse interna, potrebbe salire il vicedirettore generale Pierluigi Ciocca: a meno che non preferisca raggiungere al Tesoro il suo ex collega Tommaso Padoa-Schioppa.

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