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Storie di inciviltà, ieri come oggi. Ma Bogliasco non merita queste offese

Caro Lussana, ricordo la Bogliasco di quando ero bambino, nei primi anni Cinquanta: allora era veramente un paese e nelle sere d’estate i bar, o meglio, le osterie, mescevano vino agli anziani. C’era il «Bar do cotello», «l’ostaia do Fanfulin», il «Bar do Ziro».
C’era anche Peruzzi, ovviamente, ma quello era il bar elegante della gente bene, noto a Genova e frequentato da tanti genovesi. Capitava allora molto spesso, che, con discrezione, qualche vecchietto, dopo le due o tre «lampe» di rosso uscisse in strada: se i bagni pubblici erano vicini, prendeva quella direzione, ma se erano lontani, il vecchietto in un angolo, discretamente, soddisfaceva le sue necessità.
Erano altri tempi, diremmo oggi, la gente era ignorante e maleducata, il senso civico ancora non glielo avevano insegnato.
Oggi, i giovani «civili», festeggiano Ferragosto 2011; non c’è più «O Ziro» o il «Fanfulin» i locali di Bogliasco hanno nomi inglesi, c’è la globalizzazione, siamo multiculturali, multietnici. Non ci sono più i vecchietti nei bar, ma i bar sono affollatissimi di giovani.
O meglio il locale è vuoto ma i giovani, cazzeggiano in mezzo alla strada col bicchiere pieno di birra. La birra, lo sappiamo tutti, è diuretica.
I locali, oggi, obbligatoriamente hanno il bagno, ma stando in strada, è troppa fatica raggiungerlo ed allora le strade attorno al bar diventano WC all’aperto.

Al mattino, fai la tua passeggiata per andare a prendere il Giornale ed il caffè, e, nei dintorni dei locali, ti assalgono effluvi che preferiresti non sentire. La birra fa il suo effetto e i giovani non trovano di meglio che farla all’aperto, dove il giorno dopo passo io, magari col nipotino, a calpestare selciati maleodoranti ancora bagnati.
Ma oggi siamo evoluti!

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