Lo strano affare Villa Blanc

Silvia Marchetti

Ritardare l’acquisto di un immobile per pagarlo alla fine 10 volte in più del prezzo originario non è ciò che si definisce un «affare». L’imprenditore in questione è il sindaco Walter Veltroni, che ha stanziato in bilancio 30 milioni di euro per acquistare Villa Blanc, la tenuta liberty con parco sulla via Nomentana, che nel 1997, da ministro dei Beni Culturali, avrebbe potuto avere per 6 miliardi e 300 milioni di lire esercitando il diritto di prelazione. E quello sì che sarebbe stato un affare.
A denunciare quest’ennesimo macigno che va a pesare sulle casse di Roma sono il consigliere comunale Marco Marsilio e il consigliere del III municipio Giovanni Provenzano, entrambi di An: «È un paradosso spettacolare per un sindaco che lamenta sempre le ristrettezze del Bilancio comunale e i presunti tagli del governo nazionale». Ma il Campidoglio replica che «acquisire al patrimonio pubblico un bene storico che tutta la città, da anni, chiede sia restituito alla pubblica fruizione» è un nobile scopo.
Villa Blanc è in abbandono da decenni. Nel ’97 fu acquistata dalla Luiss per 6 miliardi e 300 milioni di lire. Un buon prezzo per un complesso di sei edifici sparsi in quattro ettari di verde con quasi 6mila metri quadrati di superficie. «Il progetto della Luiss - spiega Provenzano - prevedeva la realizzazione di una facoltà tramite l’ampliamento della villa, con stanze sotterranee e più ingressi. I cittadini si mobilitarono contro la trasformazione della tenuta da oasi verde a centro servizi universitari con una raccolta di firme, bloccando tutto. Fino a oggi». All’epoca l’allora ministro Veltroni (che voleva acquistare la villa) si era dovuto «scontrare» con il sindaco Francesco Rutelli, favorevole alla realizzazione di una sede universitaria che garantisse la fruibilità pubblica del parco. «Veltroni - continua Marsilio - si lasciò sfuggire l’occasione del diritto di prelazione che avrebbe assicurato la Villa allo Stato per un prezzo accessibilissimo». E adesso, dopo otto anni di confronto con la Luiss e pressato dalle richieste dei cittadini, Veltroni si porta a casa la tenuta pagandola dieci volte in più. Una cosa è certa: «Chi alla fine godrà di questa storia - afferma Marsilio - sarà la Confindustria, proprietaria della Luiss, che in nemmeno 8 anni realizza un investimento del 1000 per cento sulla pelle dei contribuenti romani».
E il Campidoglio? Ribatte con una nota che «ciò che è stato messo a bilancio non rappresenta altro che la conferma dell’interesse dell’amministrazione comunale ad acquisire al patrimonio pubblico un bene storico che tutta la città da anni chiede sia restituito alla pubblica funzione», e che «intende far fronte a tale onere con un’operazione di cessione del proprio patrimonio», che però non appare nel bilancio. In ogni modo «si tratta sempre di 30 milioni di euro», taglia corto Provenzano. Cifra alla quale andranno aggiunti i soldi extra da sborsare per restaurare la tenuta. Marsilio è sicuro che il sindaco abbia in mente di farci la sede di «altre mostre, altre sale convegno, altri concerti».

Dopotutto, lo stesso Campidoglio riconosce che il complesso «richiede importanti e costosi interventi di ristrutturazione. Oggi, la cifra messa in bilancio non può che risultare da una prima valutazione generale di entrambi i costi». Che potrebbero lievitare ancora.

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