Su Abu Omar pm contro Prodi e Berlusconi

Milano«Gli ultimi due presidenti del Consiglio hanno utilizzato strumentalmente il segreto di Stato per impedire l’accertamento della verità»: questa bordata, lanciata ieri mattina dalla Procura di Milano contro Romano Prodi e Silvio Berlusconi, rappresenta bene l'asprezza raggiunta dallo scontro corso intorno al processo per il sequestro di Abu Omar, il predicatore estremista islamico «prelevato» dalla Cia a Milano nel febbraio 2003. Lo scontro ha esiti assai incerti ma non potrà concludersi che con la pesante sconfitta di una delle due parti in causa: da un lato la magistratura milanese, rappresentata dai procuratori aggiunti Ferdinando Pomarici e Armando Spataro; dall’altra - uniti in una inconsueta continuità - i due uomini che negli ultimi dieci anni hanno occupato Palazzo Chigi.
Mentre Spataro e Pomarici scavavano senza riguardi dentro i nostri «servizi», alla ricerca di complicità con gli americani nel sequestro, Prodi e Berlusconi cercavano di difendere quella che considerano necessità irrinunciabile di uno Stato, specie in tempi duri come gli attuali: la tutela dei propri servizi segreti e dei loro rapporti internazionali. Lasciare le «barbe finte» sotto la minaccia di intercettazioni, perquisizioni e interrogatori renderebbe - secondo Prodi e Berlusconi - i nostri servizi inaffidabili per gli alleati. E quindi, di fatto, inutili.
Ieri, nuova puntata. Nell’aula del processo - che insieme agli agenti Cia vede imputati sei 007 nostrani, tra cui l’ex capo del Sismi Nicolò Pollari e il suo ex capo del controspionaggio Marco Mancini - il giudice Oscar Magi legge una ordinanza che si schiera anch'essa in rotta di collisione con il governo. La lettera con cui Berlusconi ha confermato il segreto su tutti i rapporti tra Sismi e Cia «collegati o collegabili» al sequestro dell’imam viene accusata da Magi di costituire una «illogica dilatazione» del concetto di segreto di Stato. Giudice e pm, almeno su questo punto, sembrano pensarla allo stesso modo: il segreto non può diventare uno strumento di impunità per i reati commessi dagli 007.
Magi adesso investirà della faccenda la Corte Costituzionale, che ha già in agenda per il 10 marzo la soluzione di altri «conflitti» sullo stesso caso. Ma l'atto di Magi finirà, di fatto, per assorbirli tutti, investendo la Consulta dell'arduo compito di sciogliere un nodo dove le esigenze della legalità e della sicurezza nazionale appaiono inconciliabili.


Si poteva o non si poteva indagare sugli uomini del Sismi? Su Giovanni Maria Flick, presidente della Corte Costituzionale, chiamato a sciogliere il nodo, si concentravano da mesi pressioni di ogni tipo. E Flick se l'è cavata alla grande: ha fissato l'udienza sul caso Abu Omar per il 10 marzo, quando se ne sarà andato in pensione da venti giorni. Così la patata rovente del caso Abu Omar se la vedrà il suo successore.

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