Da superagente a capo dei vigili

Per quasi quaranta anni ha lottato contro il crimine arrestando mafiosi, narcotrafficanti, stupratori, latitanti e brigatisti e ottenendo decine di encomi. Pur di portare a compimento le indagini si è travestito da operaio o è rimasto nascosto per una notte intera dentro le «fauci» di una gru per spiare e mettere le manette su Oronzo, il famoso aeroportuale che negli anni ’70 diventò miliardario dopo aver rubato gioielli dalla stiva di un aereo fermo all’aeroporto di Fiumicino. Ora Gianfranco Petralia, 58 anni, commissario della polizia giudiziaria dello scalo romano lascerà l’incarico. Ma non certo per godersi la pensione.
No, lui nato a Licata, classe di ferro 1950, laureato in scienze politiche internazionali è stato chiamato a dirigere la Municipale di Fiumicino. Dovrà ridisegnare «ex novo» l’assetto del corpo di polizia locale, secondo le nuove normative vigenti che danno più poteri ai vigili. Diventato agente a diciotto anni, Petralia si è distinto per il carattere schivo, riservato e abituato a prendere autonomamente decisioni importanti. A lui si devono i successi di importanti operazioni a livello internazionale. Come «Black Rain» e «Anco Marzio», le cui indagini partite dal litorale nel 2002 portarono all’arresto di 28 esponenti dei clan mafiosi esperti in riciclaggio e narcotraffico. Ancora lui ha diretto il blitz che nel 1972 portò in cella un operaio aeroportuale che, con la complicità di altre 5 persone, aveva trafugato da un plico gioielli diretti in Svizzera per il valore di un miliardo.
Non meno tenace è stato quando ha messo le «mani» addosso a Claudio Franciosi, cinquantaquattro anni, lo stupratore che per mesi aveva violentato a Roma molte donne, adescandole con la promessa di farle partecipare a programmi televisivi, ciò che in realtà era sono uno stratagemma per potere abusare delle giovani. La sfortuna di Franciosi è stata quella di aver scelto un albergo nelle vicinanze dell’aeroporto di Fiumicino per violentare l’ultima delle sue vittime. Un luogo troppo vicino al «fiuto» infallibile del commissario Petralia, che lo ha prima localizzato e poi arrestato sbattendolo in prigione con l’accusa di violenza sessuale aggravata, rapina aggravata, lesioni personali aggravate e sostituzione di persona.

Ora le qualità del siciliano di ferro saranno messe a dura prova dal difficile incarico che lo aspetta. Ma senza ombra di dubbio andrà a svolgere l’impegno con la stessa tenacia con cui ha impostato in passato la sua carriera nella polizia.

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