Takashi Shimizu ci riprova ma non fa più paura, annoia

La maledizione non è quella sovrannaturale che nel film si scatena contro una serie di vittime bensì quella molto terrena d’un regista intrappolato nel remake di un suo remake. Il giapponese Takashi Shimizu è al suo sesto The Grudge, dapprima ha realizzato due episodi di Ju-on per l’home video, poi ne ha fatto due remake cinematografici, poi il rifacimento hollywoodiano e ora il suo sequel. A produrre l’operazione il regista Sam Raimi che ha scoperto il modo di moltiplicare i soldi: il primo The Grudge gli ha fruttato 188 milioni di dollari a fronte dei 10 milioni spesi. Ecco spiegato questo secondo episodio che per 95 minuti ci affligge con l’apparizione dell’anima in pena Kayako, accompagnata dal bambino Toshio, che vaga dal Giappone agli Stati Uniti a risucchiare chiunque sia entrato in contatto con la loro casa degli orrori.

Lei dai lunghi capelli neri, entrambi pallidi e con lo stesso tipo di eyeliner del contorno occhi, appaiono allo spettatore in media ogni tre minuti annunciati dalla solita musica ad effetto. Un po’ troppo per sorprendere e far paura come il genere imporrebbe.

THE GRUDGE 2 (Stati Uniti, 2006) di Takashi Shimizu, con Sarah Michelle Gellar. 95 minuti

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