Roma - Una «grande spartizione» che non conosce colore politico. Alla Regione Lazio «non è cambiato nulla» rispetto agli anni di Tangentopoli. «Rubano come prima, anzi più di prima». Il settimanale l’Espresso tira bordate contro la vecchia giunta di centrodestra guidata da Francesco Storace, ma non risparmia nemmeno il governo regionale in carica che è di centrosinistra ed è presieduto da Piero Marrazzo. In un’inchiesta uscita nel numero in edicola, il settimanale ha descritto la mappa di una «spartizione» di denaro che si manifesta in varie forme. Dalla classica e diretta mazzetta, a forme più sofisticate, magari ineccepibili dal punto di vista formale, come i contributi per circa 30 milioni di euro che ogni anno i politici locali distribuiscono a centinaia di associazioni. Un’inchiesta in stile bipartisan che però non è piaciuta alla sinistra, che ha risposto con una raffica di dichiarazioni, tutte in difesa di Marrazzo e della sua scelta di querelare il settimanale. A partire dal sindaco di Roma Walter Veltroni: «Marrazzo sta facendo uno splendido lavoro per la comunità regionale del Lazio» ed è «persona di assoluta trasparenza e di straordinario senso delle istituzioni», ha assicurato l’esponente Ds. Toni praticamente identici dal presidente della provincia, Enrico Gasbarra (Margherita) e da tutti i gruppi della maggioranza.
Il sistema descritto dai giornalisti Marco Lillo e Peter Gomez è emerso grazie a due documenti sequestrati nell’ambito dell’inchiesta su Lady Asl. Il primo è scritto dall’ex assessore ai Trasporti Giulio Gargano nel quale - racconta l’Espresso - si fa la lista di tutta una serie di opere realizzate ai tempi di Storace e di appalti. Non ci sono cifre delle presunte mazzette (sostituite da delle “x”), ma si fanno i nomi di società, di politici e dei partiti dell’ex maggioranza, Forza Italia e Udc compresi.
Il secondo documento è la lista delle associazioni e degli enti ai quali vengono erogati fondi pubblici in occasione delle leggi regionali di bilancio. L’ultima è del 2006. Ed è un elenco lunghissimo di associazioni. I Carabinieri, sempre secondo l’inchiesta, hanno acquisito solo quelle sponsorizzate dallo stesso Gargano e dall’attuale sottosegretario alla Difesa Marco Verzaschi. Niente di irregolare, hanno subito replicato gli interessati. Verzaschi ha denunciato un «disegno criminoso» contro di lui e ha ricordato che il sistema di finanziamento alle associazioni è di «assoluta e trasparente legalità». Ed effettivamente tra i beneficiari dei fondi ci sono associazioni culturali, sportive e parrocchie. Ma gli inquirenti, rivela l’Espresso, hanno anche scoperto «soldi destinati anche a una serie di organizzazioni amministrate da partenti o collaboratori dei consiglieri regionali». Il sospetto è che «ci sia chi sostiene la propria attività politica utilizzando denaro dei contribuenti». Il tutto in modo legale. Ma i giudici vogliono comunque vederci chiaro e il Pm romano Giuseppe De Falco ha aperto un’inchiesta dalla quale è, ad esempio, emerso il caso di un’associazione pro Amazzonia che, secondo una denuncia dei Comunisti italiani, condivide la sede con un gruppo consiliare e alla quale sono andati un milione di euro.
Marrazzo ha annunciato una querela contro l’Espresso. «Non è una questione personale - ha spiegato - ho il dovere di difendere l’istituzione che presiedo. Quando si accosta la parola cupola, che da noi ha accezione di mafia, ad una istituzione - ha spiegato - io non posso più stare fermo». Decisione condivisa anche dall’ex presidente della Giunta e avversario di Marrazzo. «Ho letto l’articolo. È tutto molto casuale. Chi crede nel destino si fa una lettura», ha ironizzato Storace. «A me - ha aggiunto - hanno attribuito una bugia.
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