TENSIONI NEL CENTRODESTRA

Ho molto apprezzato, durante i lavori della direzione nazionale del Pdl, la citazione sturziana di Giulio Tremonti, laddove Sturzo metteva in guardia dalla nascita di correnti nel partito cattolico.
Quello di Sturzo è un avvertimento serio ma che personalmente non ho mai condiviso. È facile infatti obiettare che nella Chiesa cattolica, dove tutti dovrebbero facilmente identificarsi nel Fondatore e nel suo Vicario in terra, è stato storicamente e attivamente tutto un fiorire di iniziative e movimenti (Clero secolare, Gesuiti, Salesiani, Francescani, Domenicani, non si sa quanti ordini femminili, e poi Ciellini, Pentecostali, Carismatici, Focolarini, ecc... ) non sempre in ottimi rapporti tra di loro, ma tutti convinti di lavorare nella barca di Pietro.
Tradotta in politica questa è stata la grande forza della Democrazia cristiana, dalla fondazione al fatidico 1994, quando gli elettori che non l’avevano mai gratificata di meno del trenta per cento dei voti, e sempre più del cinquanta per cento assieme ai suoi alleati, non ne trovarono più il simbolo sulla scheda elettorale.
La morte di questo modello non venne determinata solamente dall’aggressione devastante di Di Pietro e soci ma anche dalla sciagurata decisione di Mino Martinazzoli di riconoscere una sola corrente (la sua) buttando a mare il rispetto per la democrazia e del pluralismo interno, che era stato religiosamente rispettato da tutti i suoi predecessori.
Accadde così che decisioni vitali per un partito come la linea politica, le alleanze, la scelta dei candidati alle elezioni, non vennero né discusse né approvate da nessun organo statutario, determinando nel gennaio del 1994 la nascita di due soggetti contrapposti il Partito popolare e il Centro Cristiano Democratico.
Dopo tanti anni oggi, nel Pdl, partito popolare, democratico, di ispirazione cristiana, costola italiana del Ppe, Silvio Berlusconi ha riunito tutte le culture politiche più la destra democratica che fino al 1992 avevano conquistato la maggioranza assoluta del voto degli italiani.
Impossibile pensare che in un partito che sfiora il quaranta per cento dei consensi non ci siano sensibilità diverse che portano il loro contributo, con i giusti limiti posti da Berlusconi che il timone sia retto da un timoniere alla volta e che come nella barca di Pietro tutto l’equipaggio, sia pure con ruoli diversi, lavori per un obiettivo comune.


Sono le stesse apprezzabili conclusioni a cui è approdato l’onorevole La Russa che non può rinunciare a rappresentare nel Pdl una componente di destra come noi Popolari liberali non possiamo rinunciare alla nostra tradizione da Sturzo a De Gasperi.
*Sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri

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