RomaContinua il giro dorizzonte nel Pdl. Con un vertice serale a Palazzo Grazioli nel quale, ancora una volta, il partito cerca di tirare le somme sul sostegno al governo Monti. Argomento che divide e che negli ultimi giorni è andato diventando sempre più spinoso. Se Berlusconi non ha alcuna intenzione per il momento di staccare la spina allesecutivo, infatti, è comunque consapevole di quanto il partito stia rischiando in questo difficile equilibrio tentato negli ultimi mesi. E del crescere del fronte degli scettici, convinti che dietro lesecutivo Monti ci sia il tentativo di squagliare il Pdl e ridisegnare alleanze e politici in vista del voto del 2013. Altrimenti, è la riflessione che fanno in molti a via dellUmiltà, «non si capisce perché le liberalizzazioni hanno colpito solo la nostra base elettorale mentre il dibattito sullarticolo 18 è stato prudentemente archiviato per non infastidire il Pd». Ragionamenti rifatti mille volte nelle ultime settimane. Con la consapevolezza che prima o poi una decisione andrà presa e un aggiustamento di rotta sarà necessario.
Restare nel guado fino al 2013, insomma, per molti è impensabile. E così cè chi teorizza il voto prima dellestate, chi la richiesta di un ingresso nel governo per avere oltre ai costi elettorali anche i benefici e chi immagina che - chiusa la finestra per le elezioni anticipate - a giugno il Pdl si sfili, passi di fatto allopposizione per lasciare il governo Monti a cuocere a fuoco lento e iniziare la campagna elettorale. Si vedrà più avanti.
Di certo cè che al voto - che sia questanno o il prossimo - il Cavaliere guarda con attenzione e senza escludere alcuna eventualità. Tanto che, racconta lagenzia TMNews, i vertici del Pdl hanno persino commissionato un sondaggio per testare unipotesi di lavoro inattesa: che riscontro elettorale otterrebbe un Popolo della libertà trasformato al Nord in una federazione di due partiti, uno composto dagli ex azzurri e berlusconiani, laltro da un gruppo identitario che raccolga soprattutto lala ex An del movimento? Il risultato del sondaggio - che permetterebbe al Pdl di recuperare consensi anche nei confronti della Lega - è stato sorprendente: 25% ai berlusconiani, 5% agli «identitari», per un risultato di 5 o 6 punti percentuali in più della soglia attribuita al partito di Berlusconi.
Si tratta solo di uno dei tanti sondaggi commissionati in questi giorni. E, fra laltro, unoperazione del genere non sarebbe probabilmente gradita allala ex An, costretta a dividersi, visto che al Nord gli uomini di estrazione aennina correrebbero fuori dal Pdl, mentre nel resto dItalia in un altro partito. Resta però il problema Lega e il timore che il Carroccio faccia incetta di voti al Nord. Ragione per cui molti dirigenti di via dellUmiltà spingono per tornare allurne il prima possibile. Si perderebbe, ma il Pdl non sarebbe fagocitato dalla Lega.
Ecco perché - anche se una linea chiara il Pdl la prenderà solo fra qualche mese - è molto probabile che già nelle prossime settimane una parte del Pdl inizi a prendere le distanze dal governo. Approvato il pacchetto liberalizzazioni, infatti, secondo molti è necessario comunque dare un segnale chiaro allelettorato.
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