da Milano
Non cè stata londa assassina. Ma stavolta il mare e la terra hanno tremato tanto forte da far temere il peggio. Alle 16.28 di ieri pomeriggio in tutto il sud Italia è scattato lallarme: una fortissima scossa di terremoto, magnitudo di 5.7, ha fatto scendere la gente in strada, tanta paura, arredi che si scuotono, lampadari che si agitano, palazzi che oscillano, soprattutto in Sicilia e Calabria. Eppure non si registrano né vittime né danni seri. La scossa - identica come potenza a quella del terremoto umbro del 1997 - ha avuto come epicentro il Mar Tirreno tra le isole Eolie e la Calabria a una profondità di 208.8 chilometri e proprio questo ha depotenziato la forza distruttiva del sisma. Se l'epicentro fosse stato localizzato vicino alle coste della Calabria e della Sicilia i danni sarebbero stati - spiegano gli esperti - sicuramente gravi. La potenza del sisma è stata tale che, oltre ad essere avvertita in tutto il Mezzogiorno - è stata rilevata anche dai sismografi della rete del Friuli Venezia Giulia, circa mille km a nord dell'epicentro.
Il terremoto ha fatto «ballare» Calabria, Sicilia, Basilicata, Puglia, Campania gettando la popolazione nel panico. Numerose le telefonate di cittadini allarmati arrivate alle sale operative di vigili del fuoco, polizia e carabinieri. In decine di località della costa tirrenica calabrese, la gente, dopo avere avvertito il terremoto, si è riversata per strada per paura di crolli e di altre scosse. In tutta la Piana di Gioia Tauro, situata praticamente di fronte alla zona di mare in cui è stato localizzato l'epicentro, la terra ha tremato due volte, a distanza di pochi secondi. La prima scossa più debole e la seconda di intensità decisamente superiore.
Scene analoghe si sono verificate anche nel vibonese, soprattutto nei comuni costieri e a Tropea, la capitale del turismo calabrese. A spiegare il perché la scossa, la più forte degli ultimi 30 anni in Calabria secondo gli esperti dell'Università della Calabria, non sia stata distruttiva, è il professor Enzo Boschi, presidente dell'Istituto nazionale di geofisica: «La profondità dell'ipocentro ha ridotto la capacità distruttiva del sisma. La tipica profondità dei terremoti distruttivi è entro i primi 20 chilometri della crosta terrestre»..
Larea dove si è verificato il sisma del resto è a rischio.
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