Cinque bombe, una dietro laltra nel giro di 45 minuti, hanno sconvolto ieri il centro di New Delhi facendo almeno 20 vittime. «Siamo tornati. E non riuscirete a fermarci». La rivendicazione della strage arriva via internet, con una e-mail spedita a giornali e televisioni. La firma è ormai tristemente nota agli indiani. Si tratta dellIndian Mujaheddin, gruppo responsabile di almeno altri due recenti attentati al cuore del Paese: a maggio Jaipur, la «città rosa», in Rajastan, e a luglio Ahmedabad, capoluogo del Gujarat.
Questa volta i terroristi hanno scelto Connaught Place. La grande piazza circolare, con i giardini pubblici al centro, è un classico punto di ritrovo per i cittadini della capitale. Due degli ordigni sono stati piazzati proprio in questo Central Park indiano; un altro è deflagrato nel popolare mercato di Karol Bagh. Sarebbero stati gettati in cestini della spazzatura da scooter e biciclette in corsa. Il quarto ordigno scoppia in un quartiere residenziali della classe medio-alta. Due, invece, le bombe trovate inesplose, di cui una nei pressi del Gate of India, il monumento ai caduti, di sera pieno di famiglie a passeggio. I terroristi hanno voluto colpire zone affollate. Ma anche, e soprattutto, un simbolo. Connaught Place è il più grande centro finanziario e commerciale dellUnione, dopo Nariman Point a Bombay.
Alle 7 di sera lultima esplosione. Poi solo il suono delle ambulanze e le grida delle vittime. Il bilancio è di almeno 20 morti e oltre 100 feriti. Scatta lo stato di allerta per laeroporto di Delhi, le stazioni ferroviarie e tutti i palazzi governativi; stesse misure sono state prese per Bombay, Chennai, Bangalore, Ahmedabad e negli Stati limitrofi a quelli di Delhi, Haryana e Punjab. Il ministro indiano degli Interni condanna lattentato, promette pene severe per i colpevoli e poi chiede ai cittadini di «preservare larmonia sociale». È questa, dopo ogni attentato, la più grande paura in India. Paese da oltre un miliardo di abitanti e con la più folta comunità islamica del mondo dopo lIndonesia. Troppo vivo il ricordo dei sanguinosi scontri interreligiosi del 2002 tra indù e musulmani. Proprio quei fatti, secondo gli esperti, avrebbero alimentato tutta una nuova generazione di terroristi che conta nelle sue fila giovani istruiti e di buona famiglia. Che sono poi la linfa vitale del famigerato Student Islamic Movement of India (Simi): un gruppo illegale, simile ai talebani di cui lIndian Mujaheddin è solo il braccio armato. Non stupisce, quindi, che proprio il Simi abbia rivendicato, con una seconda mail, la raffica di bombe di ieri.
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