Tra tesori di gesso, roccia e oro Il Sahara è uno scrigno di magie

Tra tesori di gesso, roccia e oro Il Sahara è uno scrigno di magie

L'agente morfogenetico più importante, in grado di cambiare il paesaggio del Deserto Sahariano nell'arco di pochi metri, è senza dubbio il vento, questo fenomeno impalpabile ma sempre presente in grado di creare sculture astratte o giochi di equilibrio pietrificati di maestosa bellezza.
Proprio per questo una spedizione nel Deserto del Sahara, in una zona assolutamente disabitata e praticamente sconosciuta ai più, rappresenta un'esperienza non solo visiva e tattile, che ci si porta dentro per lungo tempo. Un viaggio introspettivo a cui fa da sfondo l'enorme fascia di territorio compresa tra il Nilo e il confine con la Libia, nota come Deserto Occidentale o Deserto Libico, una delle regioni più aride e spopolate del Sahara e della terra, dove non cresce neanche un filo d'erba e non si trova una goccia d'acqua.
Lasciata alle spalle la frenesia del Cairo con i suoi rumori assordanti, si discende verso la scarpata del Jebel Qatrani, considerato uno dei siti di ritrovamenti fossili più importanti del mondo. Resti di tronchi fossili testimoniano la presenza dei Romani che li utilizzarono per lastricare una strada.
Nella parte più bassa di questa depressione si affaccia il grande lago Birket Qarun, alimentato da un braccio del Nilo che, visto da lontano, sembra un mare in mezzo al deserto. Tutto intorno curiose e singolari formazioni di roccia a forma di palla incantano la vista. Scendendo verso sud si incontra Wadi El Heitan (la «valle delle balene») una valle nascosta tra le montagne, caratterizzata da particolari formazioni di arenarie color ocra erose dal vento. Dichiarato Patrimonio Universale dell'Unesco nel 2005, questo luogo magico, caratterizzato da enormi isole rocciose che fuoriescono dal deserto, è considerato il più importante giacimento di balene fossili al mondo. Dopo tanto deserto una sosta nell'oasi di Bahariva riporta per breve tempo alla vita reale. Tra le 5 maggiori del Deserto Occidentale Egiziano, Bahariva ha da sempre avuto un ruolo strategico per il controllo delle rotte commerciali tra la valle del Nilo, la Libia e l'Africa equatoriale. Una sosta nell'oasi permette di visitare la maggior necropoli di età tolemaico-romana, accreditata di circa diecimila mummie. Rinvenuta nel 1996 da una missione archeologica diretta dal dott. Zahi Hawass, rappresenta una delle più sensazionali scoperte archeologiche degli ultimi anni. I reperti fino ad ora trovati, detti mummie d'oro, sono collocati in un piccolo museo, da visitare assolutamente, che si trova a pochi passi dalle tombe tolemaiche sotterranee di Zed Amun Ef Ankh e di suo figlio Banentiu,
Addentrandosi di nuovo nel deserto, si apre davanti agli occhi un paesaggio estremamente scenografico: Abu Muharrik, un magnifico cordone di dune longitudinali, il più lungo al mondo, dal momento che si estende da nord a sud per circa 600 km.
Costeggiando le dune in direzione sud i paesaggi cambiano continuamente: pianure pietrose che si perdono in un orizzonte a 360°, colline rocciose che si innalzano da un fondo sabbioso e che costringono ad un percorso a zigzag alla ricerca di un varco; depressioni caratterizzate da ex falesie marine ricchissime di conchiglie fossili.
Attraversato il cordone di dune di incredibile altezza, si giunge nel cuore di un deserto totale, assolutamente non frequentato, un tavolato calcareo che occupa tutta la vasta area tra le oasi e il Nilo. Ma ecco come d'incanto il deserto stupisce di nuovo l'ospite con un luogo speciale: la Djara Cave: la più grande grotta carsica di tutto il Sahara, scoperta dal tedesco Gerhard Rohlf nel 1875. Incustodita nel cuore del deserto occidentale, la grotta, una volta abituati gli occhi all'oscurità completa dopo l'abbagliante luce all'esterno, si apre in un'atmosfera mozzafiato: stalattiti lunghissime scendono dal soffitto e si infilano nel pavimento coperto da vari metri di sabbia, in un luccichio di cristalli senza uguali. Vera rarità in Africa, nella parte iniziale della grotta, per la gioia di geologi e non, si incontrano pitture rupestri raffiguranti animali della savana, tanto che l'anticamera è stata definita Sala delle Gazzelle.
Superata la depressione di Farafra si apre uno dei paesaggi più scenografici di tutto il Sahara: l'inattesa spettacolarità del Deserto Bianco è dovuta all'intercalarsi di morbide dune gialle e impressionanti pinnacoli e torrioni di roccia bianca, erosi dal vento in una moltitudine infinita di forme. E' sufficiente anche solo una notte trascorsa in questo paesaggio, che alla luce della luna appare come un ghiacciaio, sorseggiando un thè alla menta e magari in compagnia di un curioso fennec, la più piccola volpe del deserto al mondo, e allora la magia del deserto è totale.


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