Cronache

Tiromancino: «Così siamo diventati genovesi»

Tiromancino: «Così siamo diventati genovesi»

(...) di minimalismo vocale e musicale, di atmosfere rarefatte e quasi psichedeliche, a cavallo fra la via anni Settanta alla rivoluzione delle note e il futuro, fra la via Aurelia e il West dei suoni, Genova festeggia il ritorno della grande musica non solo in concerto, ma proprio in sala d’incisione.
Zampaglione apre una finestra su un mondo loro, su una sorta di rave notturno, invitando tutti gli spettatori alla «Rosa dei Venti», locale del Porto Antico, per ballare «e festeggiare la città dove abbiamo vissuto in questi mesi, passando ore qui al Gameplex, la sala giochi dell’Expò». E il materiale inciso sulle banchine dei Magazzini del Cotone fra aprile e giugno finirà a settembre su una raccolta delle storie migliori griffate dai Tiromancino in questi anni e soprattutto di tre inediti. Cinque, se si contano anche le canzoni che arrivano dal passato e sono state completamente riarrangiate per l’occasione: Amore Amaro e Conchiglia. Non bastasse, Zampaglione e i suoi respireranno aria di Genova anche ad Aulla, dove la Toscana assomiglia alla Liguria e dove il Giornale è ancora questo Giornale edizione Genova, e saranno premiati con il Premio Lunezia, scelti dai critici «per il valore musical-letterario» del loro album Illusioni parallele. E’ un premio che, alla sua seconda edizione, nel 1997, ha vinto Fabrizio De Andrè. Detto tutto.
Cantano di acqua «in continuo movimento», come Eraclito, e di mare profondo, di risacche e di pesci che vivono bene sul fondo. Parlano di voli con lo sfondo di gabbiani in marcia verso il Matitone e di tramonti con la luce che cala definitivamente sul Terminal Traghetti. Cantano di Genova e quasi non lo sanno. O, almeno, non lo sapevano prima di venire rapiti dalla nostra città. Così non lo sapevano gli Equ, ragazzi di Appennino, dove la Romagna profuma di Toscana, vissuti anagraficamente arrampicati a Santa Sofia, sui monti di Forlì e Cesena, e vissuti musicalmente a Genova. Maccaja si chiama la loro casa discografica.
E non serve aggiungere altro. Se la maccaja diventa segno di vitalità della musica, allora vuol dire che Genova e la Liguria hanno vinto. Allora, vuol dire che è una rivoluzione.

Vera.

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