Top secret sugli indagati se nel mirino c’è la sinistra

I giornali locali hanno censurato i nomi dei personaggi coinvolti. «Clima da Bulgaria, basta che non s’insabbi»

da Perugia

Ieri il Corriere della sera con un corsivo ha indicato la procura di Perugia come esempio del «rispetto della riservatezza delle indagini» visto che dalle indagini non è trapelato finora un solo nome e cognome di politico con accanto una cifra. L'effetto, letto tra lo struscio di corso Vannucci, pieno centro di Perugia, è leggermente surreale.
Un po' perché il Corriere come tutti ha infarcito dalla scorsa estate, da Consorte a Sottile, le proprie pagine di ogni intercettazione telefonica, verbale e sms che avesse attinenza con un arbitro cornuto, una scalata bancaria o una storia di mutande pazze in Rai. E perché qui sono diversi quelli che si interrogano se quello che ammanta un'inchiesta che rischia di far tremare dalle fondamenta il sistema di potere della sinistra sia «rispetto della riservatezza» o congiura del silenzio.
Questa è una regione dove da mezzo secolo la maggior parte delle amministrazioni di ogni ordine e grado - dai comuni, alle province, alla regione - è monopolio della sinistra, Pci e poi Pds e Ds in particolare. E dove, secondo il calcolo fatto dall'ex consigliere regionale Carlo Ripa di Meana, un abitante su due trae sostentamento dal pubblico. Dove 298 enti pubblici e carrozzoni garantiscono il controllo capillare su ogni aspetto della vita economica, istituzionale, politica, sociale. Anche giudiziaria?
Il pubblico ministero Claudio Cicchella va avanti per la sua strada nel massimo riserbo. «Qui siamo in Bulgaria», esemplifica Gabriella Mecucci, direttore fino a pochi mesi fa del Giornale dell'Umbria, rievocando l'epoca sovietica: «Anche i magistrati devono fare i conti con questa realtà».
C'è comunque da precisare una cosa. Gli atti con i nomi che scottano non sono stati affatto segretati dalla procura. I giornali locali che ne sono venuti in possesso hanno preferito pubblicarne ampi stralci ma con gli «omissis» al posto dei nomi.

«C'è da chiedersi come mai c'è la proliferazione di intercettazioni pubblicate con grande risalto se riguardano esponenti di centrodestra» non resiste alla tentazione di sottolinearlo Pietro Laffranco, consigliere regionale di An, «e in questo caso invece notizie che hanno rilevanza per la vita pubblica vengono date con il contagocce».
Il deputato umbro dell'Udc, Maurizio Ronconi, ne ha viste tante. Mette le mani avanti: «Basta che questo silenzio non serva a insabbiare tutto come è avvenuto in passato troppe volte... ».

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