Claudia Passa
Dalle parti del Campidoglio nessuno osa pronunciare la parolina proibita. Eppure, dietro le quinte, è proprio di un «fallimento» che si parla per descrivere la piega che negli ultimi anni ha preso la gestione del trasporto pubblico nella Città eterna. Utenti in diminuzione, disfunzioni continue, corse annullate, una programmazione oraria (basti pensare ai cancelli sprangati della metro A nelle ore serali in cui più massiccio è lafflusso al centro) che impallidisce al confronto con le grandi capitali europee che pure i Veltroni-boys amano evocare ad ogni pié sospinto.
I numeri danno la misura della situazione: dal 96 al 2004, in meno di un decennio, il 24% degli utenti di autobus e metrò ha preferito organizzarsi in altro modo. Dal milione e 466mila pendolari della metà degli anni 90, la flessione lanno scorso è arrivata a toccare quota un milione e 11mila, arrotondando per eccesso. Non solo: fra lesercito degli habitué del trasporto pubblico, una percentuale sempre crescente è rappresentata dagli extracomunitari. Che, statistiche alla mano, sono i meno assidui nel pagare il biglietto.
E non si tratta di razzismo. I mezzi di acquisto del ticket di viaggio sono infatti così complicati per gli italiani che sarebbe chieder troppo ai migranti degli altri continenti: se ledicola o il tabacchi sono chiusi, infatti, la situazione si fa complicata per davvero, sia che si ricorra alle «biglietterie elettroniche» che tanto hanno fatto parlare, sia che si decida di affidarsi allhi-tech sperimentando il «biglietto telefonico» da acquistare (aveva annunciato il Comune) con un semplice messaggino sul cellulare, che poi nella realtà sè tradotto in uninterminabile trafila con tanto di sovraccosto.Ma non finisce qui. A raccontare lultima giornata di ordinaria disfunzione, pochi giorni fa, è stato Fabio Desideri, capogruppo della Lista Storace alla Regione Lazio: «Alle ore 20 circa - ha raccontato Desideri - per il traffico ormai endemico nel nodo di Porta Maggiore, è rimasto imbottigliato il trenino della Roma-Pantano con centinaia di pendolari a bordo, oltre, ovviamente, ai romani e ai turisti. Intorno è sorto il caos. Nellingorgo sono rimasti bloccati anche alcuni bus». Le ripercussioni si sono fatte sentire, e in totale, a conti fatti, sarebbero state cancellate oltre 60 corse del tram. Non solo: «Il servizio per la Stazione Termini è stato limitato al deposito di piazzale Prenestino, e pare che per circa unora e mezzo nessun tram abbia potuto raggiungere la stazione». Tutto qui? Niente affatto. Alle 21 il dramma riprende, col deragliamento di un tram sulla Prenestina. Dallaltra parte della città, sulla linea 8, alcuni cani senza museruola azzannavano i passeggeri provocando linterruzione della linea. Due giorni dopo, lo stesso Desideri annunciava un nuovo «blocco» della linea 8, sulla salita della Circonvallazione Gianicolense. Ancora ieri, i pendolari sono rimasti a piedi fra la Magliana e la stazione Laurentina, dove i treni della metro B si sono fermati per un po.
Vien da sorridere se si pensa alle numerose occasioni in cui il Campidoglio sè prodigato per convincere i romani ad abbandonare i mezzi privati per spostarsi da una parte allaltra della città. Ma se da una parte a riempire le cronache sono ingorghi e disfunzioni, dallaltra cè chi - come il consigliere regionale Giulio Gargano o quello comunale Michele Baldi - sollecita in uninterrogazione «chiarimenti sul rispetto dei canoni di legittimità e trasparenza nello svolgimento dei bandi di gara dellAtac, e garanzie di trasparenza e imparzialità». Sottaccusa il bando 17/2005, emanato dallazienda, per la gestione di una rete di trasporto pubblico di linea. «Lunico soggetto in grado di soddisfare le richieste del bando - dice Gargano - è il raggruppamento Sita-Apm, già aggiudicatorio delle tre precedenti gare di appalto». Dulcis in fundo, il «taglio» delle riduzioni tariffarie degli abbonamenti Metrebus per i dipendenti delle aziende che avessero nominato un «mobility manager».
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