Politiche in grado di incentivare molte società di trasporto italiane regolari a mantenere la propria sede nel nostro Paese. E investimenti sulla formazione, per aiutare i «padroncini» e le Pmi del trasporto tricolori a internazionalizzarsi, a crescere le loro flotte, a fornire servizi più sofisticati. Sono due temi che Franco Fenoglio, amministratore delegato di Italscania, ritiene prioritari per far sì che il settore italiano dei trasporti su gomma riesca a reggere alla concorrenza internazionale e a continuare a fornire il proprio supporto strategico all'economia del Paese.
Negli scorsi decenni molti trasportatori italiani si sono evoluti. «Alcuni oggi - spiega Fenoglio - forniscono servizi di logistica, combinano il trasporto su strada con quello marittimo e ferroviario, movimentano le merci in tutto il mondo. Ma è successo anche che diversi operatori nazionali abbiano deciso di spostarsi all'esterno, soprattutto nei Paesi dell'Est, alla ricerca di costi di esercizio più bassi, compreso quello del lavoro. Queste aziende pagano ora le tasse in quei Paesi. Dai prossimi governi mi aspetto provvedimenti per rendere il nostro Paese più competitivo».
E poi c'è il problema di un mercato diventato più internazionale, e per affrontare il quale occorre agire anche sulla leva dell'educazione. «Occorre fare in modo - continua l'amministratore delegato di Italscania - che i trasportatori italiani parlino di più le lingue straniere e abbiamo maggiori competenze di meccanica, contabilità e logistica. Altrimenti si ritroveranno sempre più spesso a cedere lavoro agli stranieri o lavorare per loro.
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